L’ultimo viaggio di Ivan Pegan, scomparso nel nulla in Albania: “La verità? È dietro un muro di gomma”
L'amore qualche volta può essere fatale. Per Ivan Pegan, 43enne di Fano, l'amore aveva il volto di Alba, una ragazza albanese di famiglia musulmana, conosciuta virtualmente pochi mesi prima del balck out che lo ha inghiottito per sempre cinque anni fa. Poco importava che Alba fosse solo una volto in una videochat, Ivan era deciso a stare con lei e pianificava il loro futuro in un appartamento che aveva preso in affitto per la loro convivenza. A quell'amore telematico, nato nel febbraio del 2013 mancava solo l'esordio nella vita reale e due mesi dopo Ivan compra i biglietti per Tirana, Albania, dove trascorre 5 giorni.
L'idillio finisce ancor prima di cominciare. Ivan resta spiacevolmente colpito da alcuni atteggiamenti strani nella fidanzata: non gli presenta amici e amiche, è distante, distratta, sembra nascondere qualcosa, tanto che al ritorno in Italia la loro relazione si rovescia completamente. Ivan non è più gentile e premuroso come come in principio, quando le aveva inviato un computer per poterla vedere attraverso Skype e le aveva pagato il costo di alcuni impianti per l'auto. È diventato pensieroso, diffidente, preoccupato. Quando due mesi dopo il primo soggiorno in Albania, Ivan fa nuovamente il biglietto per Durazzo e prenota la pensione per la sua amata cagnolina per i successivi dieci giorni, mamma Regina e sua sorella Barbara si convincono i due innamorati siano in procinto di riappacificarsi. Così non è, purtroppo, e quando una notte di giugno Alba chiama per la prima volta in Italia, non lo fa per salutare i familiari del suo compagno, ma per avvertire alcuni amici che Ivan è scomparso, che gli è accaduto ‘qualcosa di grave‘.
La scomparsa
Parole sibilline dette al telefono agli amici del 43enne e alle quali – stranamente – non fa seguito alcuna una denuncia di scomparsa. È fine giugno 2013, i cellulari di Ivan risultano staccati, sul suo conto bancario non ci sono movimenti e non risultano neanche prelievi della carta. Avendo presagito che a suo fratello è accaduto qualcosa di terribile, Barbara denuncia la scomparsa in Italia. A Tirana intanto, Alba si è chiusa in uno strano silenzio: dopo quella telefonata di allarme non ha più cercato amici o parenti di Ivan ed è proprio Barbara a rintracciarla tramite Facebook, dove Alba gestisce numerosi profili. La reazione di Alba è fredda: quella notte, racconta, avrebbe litigato con Ivan in un bar, dove lui sarebbe fuggito lasciando la borsa e il portatile (da lei recuperati). In tale occasione, dice, si sarebbero lasciati. Quanto al computer, la bella albanese lo restituirà poco dopo insieme ad altri effetti personali, mancante, però, dell'hard disk.
‘Sei una criminale, alla fine ho aperto gli occhi'
Perché Alba aveva interesse a tenere per sé il cuore del computer, la scatola nera dei movimenti, degli interessi e dei contatti di Ivan? C'erano forse materiali che riguardavano la loro coppia? E in quel caso, perché non lo ha detto chiaramente alla sorella? Il mistero si infittisce quando Barbara comincia a fare delle indagini personali. Ritrova l'Opel Agila del 43enne parcheggiata al porto di Ancona e entra nella sua posta elettronica, dove scopre qualcosa di inquietante. Nella corrispondenza tra i due innamorati, da parte di Ivan sono volate parole pesanti, velate di accuse:
Per mia fortuna mi hai aperto gli occhi. Sei stata brava, ma alla fine ho capito. Ho notato dei dettagli che ti hanno tradita: la fotocopia del passaporto che mi hai chiesto, che scrivevi alla testiera mentre eri con me, che eri vestita troppo elegante per essere appena tornata dal lavoro, sicuramente miravi a un fattore economico. Tra le persone che ho conosciuto nella mia vita sei stata la più crudele e falsa, pure nella tua stanza, anzi, nel tuo ufficio, perché quello è un ufficio e anche tua madre lo sa che sei lì a rovinare la gente. Vergognati ogni volta che truffi qualcuno conoscendolo su internet, sei solo una criminale informatica ed affettiva.
L'ultima notte di Ivan
Accanto alla delusione per un amore che, nelle impressioni di Ivan, era stato il solo a provare, in queste righe ci sono allusioni a comportamenti ambigui. Emblematico, è il riferimento alla richiesta della donna di aver copia del passaporto di Ivan accanto alle parole ‘criminale' e ‘truffa'. Nel frattempo anche giornali e programmi tv si interessano del caso e mentre le indagini familiari di Barbara vanno avanti, la Procura di Pesaro apre un fascicolo per omicidio. Anche oltre Adriatico, dove la scomparsa viene denunciata un anno dopo, si apre un'inchiesta albanese. La polizia locale a Tirana è convinta che Ivan abbia lasciato le coste albanesi la sera della sua scomparsa, il 23 giugno del 2013. Secondo la Polmar sarebbe partito a bordo di un traghetto Durazzo – Bari. I suoi documenti sarebbero stati intercettati dai tornelli dell'area franca del porto ore prima della partenza. Ma perché avrebbe dovuto imbarcarsi per Bari, dove non conosceva nessuno, se aveva già un biglietto di ritorno per Ancona, dove era parcheggiata ad attenderlo la sua auto?
Il ‘muro di gomma'
A Bari, tuttavia, Ivan non risulta nelle liste dei passeggeri di nessun traghetto della settimana dai controlli effettuati dalla Polizia italiana. "Sono ormai cinque anni che non abbiamo alcuna notizia di Ivan, le autorità albanesi non ci hanno dato alcuna risposta – dice Barbara a Fanpage.it – perché il Ministro degli interni non ha mai risposto alla nostra interrogazione parlamentare sulla scomparsa ? Cosa hanno fatto e intendono fare la Farnesina e l' Ufficio di Interforze di polizia Italiana a Tirana? A cinque anni dalla scomparsa Siamo davanti a un muro di gomma".