L’ultimo messaggio alla fidanzata di Fabio, morto nell’incidente alla Toyota di Bologna: “Ci vediamo stasera”
Un messaggio audio su WhatsApp in cui le diceva che la schiena andava meglio: "Oggi è stata una buona giornata. Ci vediamo stasera." Ora d'invio: le 15:39 di mercoledì 23 ottobre 2024. È stata l'ultima volta che Benedetta Pirini ha sentito la voce del suo compagno Fabio Tosi, l'operaio 34enne morto insieme al collega Lorenzo Cubello a seguito dell'esplosione avvenuta nello stabilimento della Toyota Manufacturing Handling. "Io gli ho risposto che lo amavo tanto, eravamo molto affettuosi tra noi. Mai avrei pensato che non l’avrei più rivisto," racconta la 36enne tra le lacrime a Repubblica.
Benedetta e Fabio stavano insieme dal 25 aprile 2018 e avevano appena comprato casa. "Ci siamo conosciuti al compleanno di uno dei suoi amici, quello che poi l’ha convinto a fare domanda alla Toyota. Io l’avevo già notato, avevo sbirciato sui social. Avevo visto questo ragazzo con gli occhi verdi chiari chiari e avevo pensato: non è male. Venti giorni dopo stavamo insieme. Non ci siamo mai lasciati, con lui è stato tutto semplice, diretto. Mi piaceva tanto che il nostro anniversario fosse il 25 aprile, perché è il giorno della Resistenza, che per me significava anche resistere alle cose brutte, al male del mondo. Fabio era sincero, leale. Era uno dei buoni."
Benedetta e Fabio avevano tante passioni in comune: la moto, il cinema, la palestra e soprattutto il mondo Disney, che li aveva portati fino a Disneyland Paris la scorsa estate. "Fabio era dolce, attento, di lui ci si poteva fidare. Era il mio principe azzurro, ma con la moto al posto del cavallo," dice ancora la 36enne, maestra alle elementari.
Fabio era una persona "che si dedicava al 110% in tutto quello che faceva, zero assenteismo, zero approfittarsene, sempre correttezza, puntualità. A volte era anche troppo, per me. C’erano alcune cose che avrebbe voluto cambiare, piccoli conflitti. Era anche delegato alla sicurezza, aveva fatto i corsi, e a volte diceva che certe cose andavano curate un po’ di più."
Infine, racconta come ha saputo della morte: "Aveva dei colleghi che erano amici, per fortuna, ed è stato uno di loro a portarmi in ospedale. Non sapevamo dove fosse, al centralino continuavano a dirmi che non c’era. Poi ho capito che era morto in ambulanza. Il primario è stato molto gentile, anche i carabinieri. Però non deve capitare mai più a nessuno una cosa del genere."