Luisa, 109 anni: “Non ho paura del Covid, ma bisogna stare attenti. È brutto morire da soli”
"Sono sopravvissuta alla spagnola, all'asiatica e a una polmonite. Questo coronavirus non mi fa paura ma bisogna rispettare le regole e avere pazienza. Passerà anche questa”. A dirlo è Luisa Zappitelli, 109 anni compiuti da poco, una vita lunghissima costellata di gioie, dolori ed esperienze di tutti i tipi. È una delle donne più anziane d’Italia e abita a Città di Castello, in Umbria, dove è amata e coccolata da tutti.
Il giorno del suo compleanno sotto il suo balcone si è radunata una piccola folla e lei si è affacciata per ringraziare, indossando la mascherina. Quando nel 1918 si diffuse l’influenza spagnola, Luisa aveva sette e si ammalò insieme a tutta la sua famiglia. Fortunatamente nessuno morì. “Eravamo tutti insieme nella malattia”, racconta. “Invece oggi, guardando quelle povere persone morire da sole di Covid, mi viene tanta tristezza. Quanto è brutto morire da soli!”.
Nonostante l’età avanzata, la voglia di rendersi utile e la coscienza civile animano ancora Luisa. Per lei andare a votare è importantissimo perché quando era giovane non le era permesso. Ha potuto esercitare il suo diritto di voto solo nel 1946, all’età di 35 anni: "Il voto per il referendum tra monarchia e repubblica è stato una conquista. Mi sono sentita potente per la prima volta. Quando sono uscita dal seggio ho detto agli uomini che c'erano lì: ‘Ora noi donne comandiamo come voi perché abbiamo votato'". Da allora non ha mai saltato un voto.
E si è recata alle urne anche in occasione del referendum costituzionale che si è tenuto lo scorso settembre. Anche se era caduta, aveva un taglio sulla fronte e i suoi figli avevano insistito perché rimanesse a casa: “Gli ho detto: devo votare con le mani e con la testa, non con la fronte!”
Il presidente Sergio Mattarella l’ha citata come esempio per la sua coscienza civile e Luisa ne è orgogliosissima. A volte si scrivono e lei non vede l’ora di incontrarlo.
La signora Zappitelli si dice grata a suo padre che l’ha fatta studiare in un periodo storico dove l’analfabetismo era diffusissimo tra le persone meno abbienti, soprattutto tra le donne. Lei era figlia di un mezzadro e studiare fino alla terza elementare è stata una grande conquista.
Il sindaco di Città di Castello, Luciano Bacchetta, ha fatto di Luisa un esempio per i più giovani: “È un simbolo di cui essere fieri per quanto ha dimostrato giorno dopo giorno, dalla condivisione di situazioni e momenti che hanno scandito il ritmo della vita di ogni famiglia ed anche di atti concreti come il senso di appartenenza allo Stato, ai diritti e doveri di cittadino”.