video suggerito
video suggerito

Luigina Brustolin, morta dopo 33 anni di coma. I fratelli attaccati sui social: “Dovevamo ucciderla?”

Luigina Brustolin è morta a 60 anni dopo aver trascorso più della metà della sua vita in un letto d’ospedale. Trentatré anni fa, infatti, era rimasta vittima di un grave incidente in provincia di Treviso, ed era finita in coma. Non sono mancate, sui social, le accuse verso i suoi familiari: molti hanno sostenuto che fosse un crimine farla soffrire per così tanto tempo…
A cura di Biagio Chiariello
0 CONDIVISIONI
Immagine

"Certe cose bisogna provarle sulla propria pelle. Se la vita ti mette davanti a una prova del genere puoi solo gestirla con le tue forze e con quello che ti offre questo Paese. A chi dice che sarebbe stato meglio se fosse morta subito rispondo di sì. E quindi? Cosa fai? Chi mi risponde a questa domanda? Dovevamo ucciderla?". Sono le parole di Mara Brustolin, la sorella di Luigina, la donna morta venerdì 7 febbraio per le complicazioni di una polmonite. Aveva 60 anni, ma dal 1992 era in coma irreversibile a causa di un incidente stradale.

Con lei in auto c’era la figlia di due anni, deceduta dopo un mese in ospedale. Lei invece è rimasta sospesa tra la vita e la morte per 33 anni. Dopo il ricovero in ospedale per 17 anni l’aveva accudita la madre Maria. Poi, dopo la morte di quest’ultima, era finita al centro servizi opere pie di Onigo e, il primo febbraio (giorno del suo compleanno) al San Camillo di Treviso. Dove è spirata.

Non sono mancate, sui social, le accuse verso i familiari di Luigina: molti hanno sostenuto che fosse un crimine farla soffrire per così tanto tempo.

All’inizio – spiega il fratello Loris al Corriere della Sera – il coma era profondo, poi è diventato vigile. Respirava autonomamente e se qualcuno la imboccava mandava giù anche il cibo, salvo gli ultimi tempi quando è peggiorata per la polmonite. Ogni tanto apriva gli occhi e ci guardava, non sappiamo se ci guardasse davvero e nessun medico si è spinto a dire che c’era un contatto, che lei capiva".

Un tempo non avrebbero mai detto una cosa del genere, ma ora, dopo tanti anni trascorsi ad attendere né il risveglio né la morte, Loris e Mara raccontano ciò che molti fanno fatica a capire: "Alla fine, ci si abitua anche a una condizione così estrema. Se ti succede qualcosa di simile, cosa puoi fare? All'inizio sembra insostenibile, ma poi, in qualche modo, ci si adatta, anche se non ci si può mai abituare a una situazione così dolorosa. Fai quel che puoi, giorno dopo giorno, anno dopo anno".

0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views