“Lui odia le donne”: nei diari della ragazza che ha ucciso il padre il racconto delle violenze in casa
"Chi troverà questo scritto capirà, o io sarò morta, o sarà morto lui". A scrivere queste parole in una sorta di diario che è stato sequestrato dai Carabinieri durante una perquisizione dell'abitazione in cui venerdì scorso si è consumato il delitto di Nizza Monferrato (Asti) è Makka, la ragazza di origini cecene che ha ammesso di aver colpito e ucciso suo padre.
Un omicidio che la giovane avrebbe commesso per difendere sua mamma, vittima dei soprusi del marito. Il contenuto di questo diario è stato pubblicato dal quotidiano La Stampa. Nero su bianco ci sono gli sfoghi della giovane, le accuse che rivolgeva a Akhyad Sulaev, il genitore 50enne poi ucciso a coltellate. Avrebbe scritto queste parole poco prima della lite di venerdì scorso e dell’omicidio.
"Spero che tutti gli uomini simili brucino all’inferno". "Non avrei mai neanche immaginato di portare via la vita a una persona, ma preferisco portarla via a quel coglione prima che lui porti via l’unica ragione della mia vita, cioè mia madre". La ragazza scriveva quindi di quanto sua madre era costretta a subire in famiglia. "Non avevo mai osato affrontare mio padre, né oppormi a lui. Ma i maltrattamenti duravano da tempo, perché fanno parte della sua cultura, al modo di intendere i rapporti con le donne", scriveva ancora Makka.
Parla anche dei fratelli minori, a cui il padre avrebbe mostrato "come si tratta una donna". "Quando la vostra moglie vi risponderà o si comporterà male dovrete prenderla così, come fa papà".
La giovane attualmente si trova in una comunità protetta, potrà continuare a studiare e riceverà il supporto delle psicologhe. Anche la madre e gli altri tre figli si trovano in una comunità protetta. La ragazza ha risposto per ore ai pm dopo l’omicidio, che sarebbe appunto maturato in un grave contesto di violenze familiari.
Makka ha raccontato tutto agli inquirenti, portando anche alcuni messaggi di minacce inviati dal padre alla madre. Secondo quanto ricostruito, l’uomo si era licenziato e non sarebbe stata la prima volta che lasciava un lavoro all'improvviso mettendo in difficoltà la famiglia. Anche per questo, secondo il racconto di madre e figlia, il giorno del delitto era nata la lite, fino a che la ragazza lo aveva accoltellato.
Quelli di Makka sono scritti “angosciati” e in parte “confusi” secondo il suo avvocato Massimiliano Sfolcini. “Makka lascia aperta l’ipotesi che non sarà più viva quando troveranno gli scritti, temeva, era certa che sarebbe successo qualcosa di gravissimo quel giorno dopo tutto quello che era successo – ha detto a LaPresse Sfolcini – Si mette lì e scrive due cose confuse al volo in cui rappresenta che si trova in una situazione di totale solitudine e voleva che le persone sapessero, se non poteva più spiegare poteva lasciare traccia di cosa accadeva”.