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Lucia, scampata alla furia dell’ex, ma lui ora è libero: “È come avere un cancro, in attesa di morire”

L’ex, Mauro Fabbri, ha prima provato ad ucciderla e poi, dal carcere dell’Arginone, nel Ferrarese, ha anche pagato un sicario per completare “il lavoro”. Lei è viva per miracolo, costantemente sotto il controllo delle forze dell’ordine e adesso ha paura: “Mi sento come se fossi io ad aver commesso un reato”.
A cura di Biagio Chiariello
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“È come vivere con un cancro, in attesa di morire”. Non usa mezzi termini Lucia Panigalli, la donna vittima di un tentato omicidio da parte del suo ex compagno Mauro Fabbri che, non pago, ha provato a farla uccidere anche mentre si trovava in carcere, assoldando un sicario o, almeno, credendo di farlo. L’uomo dal 29 luglio scorso è uscito dal carcere dell’Arginone, nel Ferrarese, ed è tornato in libertà (vigilata, con delle prescrizione impostegli dopo la sentenza di assoluzione per aver ‘solo’ progettato l’omicidio); abita nella Bassa padana, a quattro chilometri dalla cascina della donna; lei vive in gabbia e sotto scorta: "Mi manca il futuro, vivo senza la possibilità di condividere il tempo con gli altri esseri umani". In realtà anche Lucia è in una sorta di libertà vigilata, seguita stabilmente dai carabinieri per tutelarne l’incolumità. “Sono grata ai carabinieri per tutto quello che stanno facendo”, dice la donna, all’uscita dall’udienza che vede imputato di tentato omicidio aggravato e in concorso Radev Stanyo Dobrev, il compagno di carcere che Fabbri avrebbe assoldato per ucciderla, o farlo fare ad altri, “ma a volte mi sento come se fossi io ad aver commesso un reato”.

Mauro Fabbri, imprenditore agricolo, dopo 15 mesi di relazione ormai finita e dopo aver insistito per giorni con l’obiettivo di tornare insieme, si era presentato sotto casa della sua ex con un passamontagna in testa. Aveva guanti di lattice e un coltello: "Mi ha braccato – ricorda lei – Ti uccido, ti uccido, sussurrava. Aveva delle pupille enormi. Era una belva. Mi ha trascinato nel buio. Mi ha preso per i capelli, picchiava la mia testa sul selciato. Io non mi decidevo a svenire, ricordo dei calci sul cranio con le scarpe da lavoro con la punta di ferro e poi si è messo sopra di me con il coltello. Colpiva alla cieca, mentre mi dimenavo, cercavo di difendermi. Mi ha fatto uno sbrego dal sopracciglio sinistro. Ho sentito la lama in bocca. Per fortuna, nella lotta gli avevo tolto il passamontagna".

Fabbri viene condannato a 8 anni per tentato omicidio. Riesce però ad accorciarli con dei permessi premio attenuti per buona condotta. Poi però si viene a sapere che, proprio dal carcere, stava organizzando l' omicidio della ex per conto terzi. “Ho sentito le intercettazioni ambientali", dice la signora Panigalli. Fabbri avrebbe pagato 25mila euro, più un trattore e un' auto, perché il suo compagno di celle facesse il lavoro al posto suo. "Sì – dice Lucia – è stato intercettato mentre diceva a Dobrev frasi come questa: "Io spero che lo facciano proprio bene, bene che non si trova proprio più". Sì, ha pagato per l' omicidio". Ma non basta. Fabbri infatti è stato prosciolto dal secondo tentato omicidio perché, c' è scritto nella sentenza, secondo l' articolo 115 del codice penale "il fatto è stato ricondotto non già nella figura del tentato omicidio, bensì del quasi delitto". Quindi cambia tutto. Ora abita a due passi dalla cascina blindata di Lucia.

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