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Lucca, in ospedale lo rimandano a casa per indigestione ma era miocardite: dottoressa condannata

I fatti risalgono tredici anni fa quando il paziente si presentò all’ospedale di Lucca nel pomeriggio del giorno di Natale. Per la dottoressa quei sintomi erano solo segno di un abbuffata ma il paziente 41enne in realtà era stato colpito da un’ischemia miocardica e fu poi salvato in extremis due giorni dopo.
A cura di Antonio Palma
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Arrivato al pronto soccorso dell'ospedale di Lucca in preda a forti dolori allo stomaco, che a tratti interessavano anche la schiena, un uomo era stato rimandato a casa con una diagnosi di semplice mal di pancia dovuta a indigestione ma in realtà era una un'ischemia miocardiaca che per poco non lo uccideva e che lo ha lasciato con danni permanenti. Per questo terribile errore ora la dottoressa che quel giorno era in servizio è stata condannata a risarcire con 124mila euro l'asl Toscana Nord Ovest  che a suo tempo aveva già risarcito il paziente con 155mila euro, evitando di finire in Tribunale.

La decisione è della Corte dei conti secondo la quale la dottoressa e "incorsa in un grossolano errore diagnostico" dovuto a un "comportamento negligente" e per questo è lei a dover pagare il risarcimento al paziente. In base alle perizie medico legali, infatti, i giudici hanno stabilito che la mancata diagnosi durante quel primo acceso in ospedale ha aggravato la situazione del paziente che era stato rimandato a casa con una semplice terapia anti-spastica ed anti-acida.

Come ricostruisce il Tirreno, i fatti risalgono tredici anni fa quando il paziente, all'epoca 41enne, si presentò  all'ospedale di Lucca nel pomeriggio del giorno di Natale. Per la dottoressa quei sintomi però erano solo segno di un abbuffata natalizia e non gli prescrisse alcun esame. Proprio la mancanza di esami clinici ha condotto i giudici verso la condanna al risarcimento del danno.

"L'omessa diagnosi della patologia cardiaca nelle sue fasi iniziali, a seguito della visita effettuata dalla dottoressa al momento del primo accesso in pronto soccorso il 25 dicembre 2011, ha modificato in senso peggiorativo l’evoluzione dell’insulto ischemico e alla fine provocato effetti pregiudizievoli anche irreversibili sullo stato di salute del paziente, in quanto ha impedito un intervento terapeutico più tempestivo e maggiormente efficace" sostiene la perizia.

Le condizioni dell'uomo infatti si aggravarono e il 27 dicembre tornò in ospedale dove fu sottoposto a elettrocardiogramma e trasferito all’Unità operativa di Cardiologia, con la diagnosi di "ischemia miocardica subacuta con elevati valori della troponina". Esami che, secondo le perizie, andavano fatti fin dal primo accesso in ospedale.

"Una prima importante mancanza si riscontra nella assoluta carenza dell’indagine anamnestica del paziente preso in cura. Ma la grave responsabilità è comunque da registrarsi soprattutto in relazione alla mancata prescrizione degli esami clinici ed accertamenti strumentali, rapidi e non invasivi, che sono comunemente ritenuti necessari e quindi prescritti per dirimere i dubbi diagnostici a fronte di un quadro anamnestico e sintomatologico con caratteristiche analoghe a quelle manifestate dal paziente in questione" hanno spiegato i consulenti medico legali.

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