Luca Mercalli a Fanpage.it: “Presto anche gli italiani saranno profughi climatici”
Centinaia di morti e migliaia di dispersi in Germania e Belgio a causa di piogge torrenziali e alluvioni. Più di 700 vittime in Canada per il caldo. Innumerevoli incendi in boschi e foreste del Nord America e temperature primaverili persino al Polo Nord e al Polo Sud. Gli allarmi degli scienziati degli ultimi decenni sono stati sistematicamente ignorati, così ora il cambiamento climatico sta presentando il conto anche nella ricca Europa, dove eventi atmosferici estremi sono sempre più frequenti e bisognerà imparare a fare i conti, negli anni a venire, con inondazioni, ondate di caldo torrido e incendi. E dove, tra non più di 30-40 anni, si registreranno centinaia di migliaia di profughi climatici. Ne abbiamo parlato con il professor Luca Mercalli, climatologo, divulgatore scientifico e presidente della Società meteorologica italiana.
Nelle ultime settimane si sono registrati centinaia di morti di maltempo e caldo in Europa e America. Si stanno realizzando le previsioni degli scienziati sul cambiamento climatico?
Direi di sì: l'aumento della frequenza e dell'intensità dei fenomeni meteorologici era stato previsto dagli scienziati da almeno 40 anni. Tutti i modelli di simulazione climatica descrivevano lo scenario che si sta ora concretizzando. Tra l'altro non era necessario attendere le catastrofi di questi giorni per fare queste considerazioni: in Italia il 3 ottobre del 2020 una grave alluvione ha colpito le Alpi Marittime, tra il Piemonte e la Francia, dove sono caduti 500 millimetri di pioggia in un solo pomeriggio. Per fare una proporzione, in Germania ne sono caduti tra ieri e oggi tra i 150 e i 200.
C'è poi il caldo estremo…
Già: in Canada, vicino Vancouver, si sono sfiorati i 50 gradi. Una settimana fa a nord del Circolo Polare Artico ci sono stati 34 gradi, ma questi dati li abbiamo osservati un anno fa anche in Siberia e nessuno dimenticherà gli incendi del Natale 2019 in Australia. Insomma, ogni volta ci stupiamo di quello che avviene, ma ogni volta dimentichiamo tutto troppo in fretta e non prendiamo i provvedimenti di correzione del cambiamento climatico di cui avremmo estremo bisogno.
Cosa dobbiamo aspettarci, in Italia e in Europa, nei prossimi anni?
Nei prossimi anni possiamo aspettarci solo un peggioramento della situazione, possiamo però scegliere di quanto peggiorare. L'accordo di Parigi dice chiaramente che se interromperemo l'emissione così massiccia di gas serra potremo contenere l'aumento della temperatura nel limite di due gradi entro la fine del secolo. Se invece non faremo nulla e continueremo ad adottare un modello economico predatorio e inquinante l'aumento della temperatura, entro il 2100, sarà di 5 gradi. Si tratterebbe di uno scenario catastrofico soprattutto per le generazioni future.
Questa situazione è quindi irreversibile? Possiamo solo sperare di contenere le conseguenze del cambiamento climatico?
Sì, lo scenario attuale è irreversibile. Indietro non si torna – se non in tempi millenari – perché i danni climatici sono già in corso. Possiamo solo contenere il disastro, ma abbiamo poco tempo, non più di 10 anni. Se non lo faremo, se continueremo ad adottare la strategia "business as usual", cioè l'espansione economica senza freni, entreremo nella traiettoria peggiore, quella dell'aumento di 5 gradi entro fine secolo. E come detto, sarà una catastrofe.
Quanto sono importanti i comportamenti individuali? E quali sono, invece, le responsabilità politiche e del mondo industriale?
La situazione è tale che nessuno è esente da responsabilità. Le colpe di quello che sta accadendo ricadono soprattutto sui paesi più ricchi, mentre sarebbe ridicolo attribuire le stesse responsabilità a nazioni in cui le persone che faticano a mettere insieme il pranzo con la cena. Ora serve un impegno concreto non solo da parte dei singoli cittadini, ma anche della politica e della grande industria. È tutta la società che deve investire nella transazione ecologica abbattendo il consumo di petrolio, carbone e gas a favore delle energie rinnovabili. Occorre però anche consumare di meno, come ha scritto Papa Francesco nell'enciclica Laudato si'.
A proposito. Da anni lei ha ridotto i viaggi in aereo, guida un'auto elettrica e ha scelto di vivere in montagna, in Val di Susa, coltivando un orto e autoproducendo energia. Come va?
Va molto bene. Ho semplicemente cercato di reagire al cambiamento climatico adattandomi: visto che il caldo sta aumentando ho scelto di salire in montagna. In futuro, però, non fuggiremo solo dal caldo: tra una trentina d'anni chi vive nel Delta del Po o nella laguna veneta dovrà scappare perché avrà il mare nel salotto di casa. Anche in Italia, come in molte altre aree del pianeta, ci saranno profughi climatici: sta già accadendo in Florida e Bangladesh. Anche noi avremo profughi climatici interni a causa dell'innalzamento dei livelli dei mari.
Se fosse lei a governare quali decisioni prenderebbe?
Introdurrei una carbon tax in modo rapido e massiccio. Introdurrei una tassazione maggiore sulle automobili, sul riscaldamento domestico derivante da fonti fossili, ovviamente incentivando economicamente la transizione con le fonti energetiche rinnovabili. Investirei molto in ricerca scientifica e tecnologica per affrontare i problemi ingegneristici ancora irrisolti. Inoltre fermerei il consumo di suolo: stiamo depauperando una risorsa non rinnovabile che ha molto a che fare con il clima e con le alluvioni. Ovviamente più cementifichiamo, più prepariamo il terreno a nuove inondazioni come quelle che si stanno abbattendo in questi giorni in Germania e Belgio. Se non fermiamo il consumo di suolo sarà inutile impiantare nuove pale eoliche o pannelli solari: sarebbe come continuare a dare veleno a un malato intossicato.