Luca, atleta autistico: “Ho iniziato a correre perché era l’unico modo per comunicare con gli altri”
"Sono autistico". Luca Venturelli, 18 anni, di Rimini, lo dice senza mezzi termini ai microfoni di Fanpage.it, a cui, in occasione della giornata mondiale per la consapevolezza sull'autismo, racconta che cosa significa vivere con un disturbo dello spettro autistico.
"Da piccolo – spiega – non riuscivo a esprimermi. Se volevo, per esempio, i lego, non lo chiedevo, lo urlavo o piangevo. Per me era frustrante non riuscire a dire quello che avevo in mente e gli altri non capivano come mai fossi così agitato".
A 2 anni arriva la diagnosi di autismo. "Ho iniziato la terapia con il metodo Aba, l'analisi applicata del comportamento, che mi ha aiutato a verbalizzare le mie intenzioni ed emozioni e col tempo sono molto migliorato".
"Una delle mie difficoltà – racconta Luca a Fanpage.it- sono sempre stati i suoni troppo intensi. Da piccolo avevo paura dei palloncini che scoppiavano e mi tappavo le orecchie. Anche adesso lo faccio, magari con i petardi o con i rumori improvvisi".
"Anche nell'atletica – continua – ho difficoltà con il suono della pistola che dà il via per la partenza, infatti inizio sempre a correre con le mani sulle orecchie".
Ma i suoni non sono certo l'unico ostacolo che deve affrontare chi è autistico, anche se ad alto funzionamento come nel caso di Luca.
"Noi autistici – spiega – facciamo fatica a capire le metafore o le battute. Per esempio ricordo che alle elementari un mio insegnante chiese a una compagna di ‘buttare un occhio fuori dalla classe'. Io mi spaventai moltissimo, perché credevo che le avesse chiesto di buttare via uno dei suoi occhi".
"Adesso – dice ancora – ho imparato pian piano a comprendere quando il senso non è letterale, ma in generale con l'autismo si ha difficoltà a entrare in relazione con le emozioni degli altri, quindi anche a socializzare".
"Quando ero piccolo – ricorda Luca – l‘unico modo che avevo per comunicare agli altri le mie emozioni era correre. A 11 anni ho scoperto di saperlo fare bene e da lì non mi sono più fermato".
"L'atletica mi ha aiutato anche a stringere nuovi legami e amicizie, oggi mi sto allenando per le distanze più lunghe e partecipo a diverse competizioni agonistiche".
Non tutto però è sempre stato facile, anche in questo ambito: "Nel 2020 mi ero avviato al percorso paralimpico, ma nell'estate del 2021 mi hanno comunicato che quella possibilità era per me preclusa".
"Alle gare internazionali – spiega – fanno partecipare solo persone con un quoziente intellettivo inferiore a 75, quindi il mio è troppo alto".
"Ci sono rimasto malissimo – commenta ancora amareggiato -, ora ho intenzione di battermi affinché tutte le persone autistiche, anche quelle con un QI più elevato, possano partecipare alle paralimpiadi".
Non tutte le persone autistiche, purtroppo, riescono a condurre una vita normale come Luca. "Mi rendo conto che per molti è ben più difficile – dice il ragazzo – per questo mi sforzo di far capire agli altri come si sente chi ha l'autismo".
E Luca lo fa anche attraverso la sua pagina Instagram, in cui ha largo seguito e racconta la sua quotidianità, la corsa e che cosa si prova a vivere con un disturbo dello spettro autistico.
"Il messaggio che voglio lanciare – conclude – è che ci può sempre essere una linea di comunicazione tra i mondi delle persone con e senza autismo. È importante avvicinarsi senza paura e soprattutto imparare a comprendere le emozioni di chi fa più fatica a esprimerle".