Luana D’Orazio, la madre torna sul luogo della tragedia: “Dalla fabbrica non è uscito nessuno”
“In questi due anni, nessuno dell’azienda è venuto a parlarmi”: è lo sfogo di Emma Marrazzo, la madre di Luana D'Orazio, operaia tessile 22enne morta il 3 maggio 2021 dopo essere rimasta impigliata nel macchinario a cui stava lavorando. Mercoledì 6 settembre la donna è tornata per la prima volta dall'accaduto a Oste di Montemurlo, in provincia di Prato, davanti al luogo in cui avvenne il tragico evento. "Dalla fabbrica non è uscito nessuno" spiega straziata la mamma di Luana, promotrice di una campagna per raccogliere firme sulla legge per l’omicidio sul lavoro.
La raccolta firme per l'omicidio sul lavoro
La morte di Luana D'Orazio sconvolse l'opinione pubblica, oltre che per la giovane età della vittima, anche per le circostanze del tragico evento. La perizia del consulente della procura, infatti, tempo dopo confermò che in quel momento l'orditoio sul quale stava lavorando Luana (attrezzo che permette di preparare l'insieme di fili che, unitamente a quelli della trama, concorrono a formare un tessuto) aveva le barriere di sicurezza antinfortunistica disattivate.
Marrazzo ha fatto partire una raccolta firme, regolarmente autorizzata, per la legge sull'omicidio del lavoro, di fronte alla ditta tessile di Oste di Montemurlo dove la figlia Luana perse la vita. La fabbrica però ha chiuso i cancelli e sono nati momenti di tensione tra i partecipanti. “Ci sono rimasta male, è stata dura: nessun collega di Luana è uscito dalla ditta”, ha detto Emma Marrazzo. “Questa firma è solo un inizio: vogliamo la legge per l’omicidio sul lavoro. La sicurezza è fondamentale e tutti devono poter tornare a casa”.
"In questi due anni non è cambiato niente"
Già nella giornata di martedì 4 settembre, la donna era stata a Pontedera, in provincia di Pisa, davanti ai cancelli della Piaggio, storico produttore italiano di veicoli a due ruote a motore e veicoli commerciali. Marrazzo era lì per la raccolta firme sulla legge di iniziativa popolare per l’introduzione del reato di omicidio e lesioni gravi e gravissime sul lavoro, promossa dall’Usb, l'Unione Sindacale di Base.
“Non è cambiato niente: sono passati due anni, quattro mesi e un giorno dalla perdita di mia figlia" ha detto la donna, intervista dai cronisti locali. La donna ha chiesto anche pene più esemplari: “Basti pensare come è andata ai datori di lavoro di mia figlia, condannati rispettivamente a due anni e un anno e mezzo, con sospensione condizionale per omicidio colposo”.
Negli scorsi giorni, Marrazzo aveva già fatto parlare di sé per alcune dichiarazioni sull'incidente di Brandizzo. "Non passerà mai, mi stringo a quelle madri, è durissima" aveva detto la donna. "I cinque operai di Brandizzo morti sul lavoro hanno riaperto una ferita che non potrà mai guarire".