Lorenzo Terenzi, marito di Michela Murgia: “Eravamo migliori amici, mi mancherà baciarla sulla fronte”
Lorenzo Terenzi ha sposato Michela Murgia il 15 luglio di quest'anno, meno di un mese prima della morte della scrittrice sarda, arrivata il 10 agosto. I due erano da tempo legati nella famiglia queer di Murgia, e l'unione ufficiale era arrivata "in articulo mortis" e "controvoglia", aveva detto l'autrice, per permettere il riconoscimento del legame famigliare anche dopo la morte. Terenzi, in un'intervista al Corriere della Sera, ha raccontato la loro relazione, una "amicizia che ha continuato a fiorire nel tempo".
L'incontro e l'inizio della relazione: "Siamo fioriti uno accanto all'altra"
L'incontro arrivò nel 2017, in Sardegna: "Lei stava lavorando a Quasi Grazia, uno spettacolo teatrale tratto dal libro di Marcello Fois. Io ero stato chiamato all’ultimo come aiuto regista. Era la prima volta che Michela faceva teatro professionale e io mi occupavo tanto del training, gli esercizi che si fanno prima. Per fare bene il mestiere dell’attore devi entrare in contatto con parti molto profonde di te. Questo ci ha fatto legare. È stata generosissima fin dall’inizio. Siamo diventati subito amici, poi confidenti, e negli anni “migliori amici”, come diceva".
Nella loro relazione "non ‘è mai stato niente di sessuale, era un’amicizia evoluta all’ennesima potenza", ha spiegato Terenzi. "Siamo fioriti uno accanto all'altra". Se non fosse stato per la malattia, il matrimonio non sarebbe arrivato: "Lei ha avuto bisogno di me e mi ha chiesto di fare questa cosa che altrimenti non avrei mai fatto, perché non eravamo mai stati fidanzati, non c’era mai stato niente oltre all’essere fratello e sorella, due esseri umani che si erano incontrati in maniera profonda. Abbiamo riso di cose stupide e pianto di cose difficili".
Il matrimonio inatteso e anticipato per il peggiorarsi della malattia
La proposta di matrimonio è arrivata "più o meno verso Pasqua", quando Murgia si aspettava di avere un'aspettativa di vita di quattro anni. "Mi disse: "Se tra qualche anno sei libero ti va di sposarmi? Così potrò avere vicino una persona di cui mi fido per farla decidere al posto mio”. Ho detto subito di sì. Poi il quadro clinico è cambiato e mi ha detto che dovevamo anticipare".
Le nozze sono state anche raccontate al pubblico tramite i social. Una scelta fatta con la consapevolezza che lei "era un personaggio pubblico e bisognava tenere il polso della narrazione". E infatti, ha raccontato Terenzi, "ogni suo post veniva decontestualizzato e privato del significato originario".
La famiglia dello sposo ha preso questa decisione inattesa "molto bene", hanno "capito subito, non si sono fatti condizionare da vocine esterne" e hanno incontrato Murgia. Prima della festa "stavamo finendo di sistemare casa, io mi svegliavo presto, montavo mobili, facevo le prove, pulivo. Quando ho visto in giardino le luci accese con i divanetti, le piante, ho detto agli altri: datemi un pizzicotto. Hanno tutti dato il massimo: avevamo fatto il possibile e l’impossibile".
Gli ultimi giorni di Michela Murgia: i libri, le battaglie, l'ultimo sguardo
Negli ultimi giorni della sua vita, prima di morire "serenamente, intorno a lei le persone che le volevano bene", Michela Murgia ha mantenuto "un impressionante controllo lucido fino all'ultimo: il motore è l'amore". Ha deciso molti aspetti della sua cerimonia funebre, anche il vestito da indossare nella camera ardente in camera sua ("un kimono fantasia e sotto aveva un vestito verde"). Nei giorni scorsi ha anche "dettato un libro a Riccardo Turrisi, uno dei suoi figli d’anima: faceva parte della comunità del gioco di ruolo Lot, si erano conosciuti tanti anni fa. È uno scienziato dei materiali, molto veloce a trascrivere tutto".
Nell'ultimo periodo a Murgia "potevano dar fastidio le critiche su di lei", ma molto di più "le dava fastidio non poter lavorare a battaglie importanti, come la gestazione per altri, i diritti delle donne trascurate, i migranti. Ci pensava anche quando stava male". Era una donna "dura sulle cose a cui teneva, come dovremmo essere tutti con ciò che conta. Ogni artista è scomodo. L’ho sempre trovata una donna molto centrata. E simpaticissima: io sono toscano, eravamo un mix letale di cavolate".
Negli ultimi momenti, ha detto Terenzi, non sono servite parole. "Sembravamo una coppia di ottantenni felici, ai quali basta uno sguardo per capirsi. Nel suo ultimo sguardo, mi ha detto tante cose e nessuna".
Il gesto che mancherà di più: "Il bacino sulla fronte quando uscivo dalla stanza"
Il marito di Murgia ha anche raccontato la vita quotidiana, a partire dal "prepararle la colazione e chiacchierare, trovare un modo dolce o carino di darle le medicine. Non si è mai sentita in un ospedale: a volte, anzi, ci riprendeva perché non eravamo pronti subito". C'erano anche dei litigi, "in modo scherzoso. Per esempio: le avevano regalato un fischietto e pretendeva di usarlo come richiamo. Così quando fischiò le risposi con una parolaccia. Poi, scoppiammo a ridere".
Su tutti, un gesto che gli mancherà è "il bacino che le davo sulla fronte ogni volta che uscivo dalla sua stanza". E un altro gesto amato da Murgia, quello di unire pollice e indice per fare il segno del cuore, ha chiuso la preghiera degli artisti al funerale: "È il gesto del cuore in coreano. Michi lo adorava: lo faceva controtempo, quando non te lo aspettavi. Mi è sembrato bello farle salutare così tutte le persone che hanno riempito la chiesa d’amore".