La violenza ha tanti modi di insinuarsi nella vita di una donna. Lo diciamo spesso che esistono traumi invisibili, che possono alterare la percezione di sé e del proprio ruolo nella società. Traumi fortemente legati al concetto di ordine, a quel modo tossico di sentirsi amate e centrate in maniera univoca. "Io non posso vivere senza di te e non permetterò che tu viva senza di me" diceva Martin a Laura nel film A letto con il nemico del 1991, un ventennio per capire che in quella frase era racchiuso il germe di una possessività malata che con l'amore non aveva proprio niente a che vedere.
Ogni 25 novembre potremmo citare illustri scrittrici, attiviste, femministe, ed esponenti della cultura di massa, soffiare sulle ceneri di Giovanna D'Arco o invocare il ‘secondo sesso' di Simone de Beauvoir per dire BASTA, che esiste il numero 1522 per denunciare e che ogni volta che ognuna di noi continua a sentirsi sbagliata, vulnerabile, ‘punibile', è un colpo inferto alla battaglia che si tenta di fare a nome di tutte.
Esiste un potenziale nemico capace di scivolare nelle più impercettibili pieghe del quotidiano per dimostrare che ne abbiamo ancora tanta di strada da fare, che dovremmo accontentarci di dove siamo arrivate, perché è già troppo e dovrebbe bastarci. Esistono becere intenzioni nelle parole puttana, troia, zoccola e altrettante nell'intimidazione racchiusa in uno sguardo. Ci sono ancora troppi modi per lasciare alla facoltà di subordinazione lo spazio per definire chi conta e chi no, per giustificare con un ‘se l'è cercata‘ i delitti più atroci. Armarsi di motivazioni e argomentazioni, farsi trovare preparate, insistere sulla propria identità e difenderla con forza, sono solo alcune delle possibilità per impedire a questa obsoleta impostazione patriarcale e misogina di attecchire sulla qualità della vita di ogni singola donna.
E questo non deve significare odiare gli uomini, misurarsi sempre con una posizione difensiva e farsi crescere i baffi come Frida Kahlo, tutt'altro. Significa essere consapevoli della possibilità di sentirsi minate, saper distinguere una critica da un insulto e neutralizzarlo prima che sia tardi. Significa ristabilire un proprio ordine, partendo dalla consapevolezza di essere in grado di farlo.