“London Burning”: 350 anni fa il terribile incendio che distrusse la capitale inglese
Il 2 settembre 1666 a Londra scoppia un incendio che in quattro giorni distruggerà metà della città. "The Great Fire" è ricordato ancora oggi come uno degli eventi più devastanti e catastrofici della storia d'Inghilterra: importantissimi monumenti vennero rasi al suolo, e le fiamme provocarono un numero incalcolabile di vittime. Ma l'evento fu anche uno spartiacque importante per lo sviluppo urbanistico della città, decretando la fine di un'era e l'ingresso di Londra nella modernità. Non solo: le fiamme del 1666 sono rimaste per molto tempo nell'immaginario popolare come simbolo dell'Apocalisse, e sono entrate nelle opere di poeti e artisti che ne hanno descritto in immagini o in parole il furore. E ancora oggi, a distanza di 350 anni, Londra celebra il suo Grande Incendio: ecco 5 curiosità sull'avvenimento.
1. "London Burning" di nuovo, 350 anni dopo
In occasione del 350° anniversario del terribile evento che cambiò per sempre il volto della capitale inglese è stato organizzato un "London Burning Festival". Durante l'evento, precisamente la notte del 4 settembre, verrà bruciata una scultura di legno lunga ben 120 metri: l'opera, realizzata dallo scultore David Best, riproduce lo skyline di Londra così come appariva nel diciassettesimo secolo.
2. Punizione divina o complotto?
In seguito alla terribile catastrofe molti ne attribuirono la causa ad una punizione divina, altri ad alcune profezie che da tempo giravano riguardo un avvenimento che presto avrebbe sconvolto la città di Londra. Secondo molti interpreti delle "Centurie" di Nostradamus infatti, quella sull’incendio di Londra fu la prima profezia si avverò: il riferimento al Grande Incendio sarebbe celato nella II centuria, quartina n. 51, dove si legge che
il sangue del giusto a Londra farà difetto,
Colpito dalla folgore dei venti-tre il sesto
La dama antica cadrà dal suo alto seggio,
Molti della stessa religione saranno uccisi.
Oltre a facili suggestioni popolari, poco tempo dopo l'incendio qualcuno iniziò a parlare di “complotto”. Gruppi politici anarchici o repubblicani e minoranze etniche vennero accusate a turno di aver appiccato le fiamme, e molte persone furono individuate quali responsabili della tragedia, in molti casi commettendo errori clamorosi. Come nel caso di Robert Hubert, un orologiaio di origini francesi confessò spontaneamente di essere l’autore del misfatto e di aver appiccato il fuoco a Westminster. Quando si scoprì che il fuoco era in realtà partito da Pudding Lane, Hubert cambiò la sua deposizione e affermò di aver dato inizio all’incendio a Pudding Lane. Hubert venne condannato a morte ed impiccato alla forca di Tyburn il 28 Settembre 1666, ma dopo alcune settimane si scoprì che l'uomo era arrivato in città due giorni dopo l’inizio dell’incendio.
3. Cosa accadde davvero?
Il signor Farrinor, fornaio, viveva e lavorava in una casa di Pudding Lane, in quella che oggi è la City, assieme alla sua famiglia. Prima di andare a dormire l'uomo dimentica di spegnere i tizzoni ancora ardenti nel camino: in pochissimi minuti, il fuoco inizia a propagarsi. All'alba della domenica del 2 settembre 1666 le fiamme hanno già avvolto gran parte della città, all'epoca sovraffollata e costruita prevalentemente in legno.
Memorabile resta l'affermazione dell'allora sindaco di Londra Sir Thomas Bloodworth, svegliato nel cuore della notte dall'allarme: "Una donna potrebbe estinguerlo con una pisciata!". La storia dimostrerà quanto si sbagliava: l’incendio continuò a divampare per altri tre giorni, distruggendo 13.200 abitazioni, 89 chiese parrocchiali, 6 cappelle, 44 Company Hall, la Royal Exchange, la dogana, la Cattedrale di Saint Paul, la Guildhall, il Bridewell Palace e altre prigioni cittadine, la Session House, quattro ponti sul Tamigi e sul Fleet, e tre porte della città.
4. Il “Fat Boy”
Tra il 1671 e il 1677 venne costruito il Monumento al grande incendio di Londra, conosciuto anche come “The monument”. Progettato dall'architetto Christopher Wren, il Monumento si trova tra Monument Street e Fish Street Hill, ed è alto 61 m, l'esatta distanza fra quest'ultimo e Pudding Lane, dove iniziò l'incendio. Ma l'opera commemorativa con la storia più curiosa è un'altra.
All'epoca qualcuno aveva fatto notare notare che c’erano tutti i segni per affermare che era stato il peccato di gola a condannare la città: l’incendio era divampato nella casa di un fornaio a Pudding Lane (ed è noto come il "pudding" sia una tipica pietanza inglese), ed ebbe fine nei pressi dell’angolo tra Giltspur Street e Cock Lane, noto come “Pye Corner” (anche "pie" è il nome di un piatto tipoco). Per questo motivo, in questo punto, fu posta una statua dorata che raffigura un ragazzo grassottello noto come "Fat Boy", ancora visibile.
5. Gli effetti positivi
Paradossalmente, l'incendio che distrusse la città portò anche alcuni benefici: contribuì a debellare completamente l'epidemia di peste che era scoppiata l'anno prima e che fino al 1666 aveva causato 70 mila vittime, sterminando completamente i ratti portatori dell’infezione. Ma la tragedia è anche riconosciuta come il simbolo della fine di un'epoca buia e decadente: con la ricostruzione Londra entrò a tutti gli effetti nell'era moderna, eliminando del tutto i quartieri fatiscenti costruiti di paglia e legname, e restituendo alla città un volto più umano e dignitoso. Mr. Malcolm, in un'opera intitolata “Anecdotes of the Manners and Customs of London in the Eighteenth Century” afferma addirittura:
Il cielo sia lodato, la vecchia Londra fu bruciata. Buon lettore, guarda le antiche stampe, per poter vedere ciò che è stato; osserva quei tuguri sconvolti; immagina le camere che ospitavano, e chiediti perché la peste, la lebbra, e il sudore inglese imperversavano. Guarda ora le stampe che illustrano le nostre odierne abitazioni e sii lieto.