L’omicidio di Pamela Mastropietro: il corpo fatto a pezzi nascosto in due valigie e la condanna di Oseghale
Pamela Mastropietro aveva 18 anni quando, il 30 gennaio 2018, venne uccisa in un appartamento di via Spalato a Macerata. Il suo corpo fatto a pezzi fu ritrovato il giorno dopo in due valigie abbandonate in un fossato di campagna a pochi chilometri dalla città. La giovane era scomparsa da 48 ore, dopo essere scappata da una comunità di recupero per tossicodipendenti dove era in cura.
Accusato del suo omicidio è il 30enne, di origini nigeriane, Innocent Oseghale, finito a processo per i reati di omicidio, violenza sessuale, vilipendio, distruzione e occulatmento di cadavere ai danni di una persona di inferiorità psichica e fisica il 13 febbraio 2019. Mesi dopo, il 29 maggio 2019, Oseghale è stato condannato all'ergastolo con isolamento diurno per 18 mesi per omicidio e occultamento di cadavere. Il 16 ottobre 2020 anche la Corte d'Assise d'appello di Ancona ha confermato la sentenza.
Chi era Pamela Mastropietro, la ragazza uccisa a Macerata
La 18enne Pamela Matropietro era nata e cresciuta a Roma, nel quartiere di San Giovanni, e aveva studiato per fare l'estetista. Da adolescente le era stato diagnosticato un disturbo di personalità borderline e la ragazza aveva anche sviluppato una dipendenza dalla droga. Sul suo profilo Facebook si trovano tanti riferimenti ai suoi problemi. "Tutti dipendiamo da qualcosa che ci fa dimenticare il dolore", scriveva.
Per questo si trovava nella comunità di recupero ‘Pars' di Corridonia, in provincia di Macerata, per disintossicarsi. Ma anche in altre occasioni si era allontanata dalla struttura in cui era in cura, nessuno però poteva immaginare come sarebbe andata a finire il giorno della sua scomparsa: poco prima di sparire, infatti, durante la cena con gli altri ospiti della comunità, non aveva dato alcun segnale e aveva raccontato a un operatore di voler diventare una criminologa.
Cosa è successo a Pamela Mastropietro: l’invito a casa e l’assunzione di stupefacenti
Pamela scappa dalla comunità il 29 gennaio del 2018, portando con sé due valigie ma lasciando nella struttura documenti e telefono cellulare. La 18enne raggiunge la stazione di Piediripa, grazie al passaggio offertole da un 50enne di Mogliano, che raccontò poi successivamente di aver avuto un rapporto sessuale con la ragazza in cambio di denaro, diventando un testimone-chiave dell'inchiesta,
Passa la notte a casa di un tassista e raggiunge Macerata, dove viene vista l'ultima volta ai giardini Diaz, nota piazza di spaccio della cittadina. Qui avrebbe incontrato il suo assassino, Innocent Oseghale, che sarebbe riuscito a convincere la ragazza a consumare della droga nel suo appartamento di via Spalato.
Come è stata uccisa: fatta a pezzi e messa in valigia
A scoprire i resti della giovane la mattina del 31 gennaio è un passante, che chiama i carabinieri perché nota due grosse valigie in un piccolo fossato non lontano dal cancello di una villetta in Via dell'Industria. L'uomo pensa che possa trattarsi di droga o di refurtiva, ma quando i militari arrivano sul posto e aprono le valigie, scoprono il cadavere di una donna. È Pamela Mastropietro.
Dall'autopsia successivamente emersero dettagli raccapriccianti: il corpo della 18enne era stato lavato con la candeggina per cancellare ogni traccia e fatto a pezzi "in modo scientifico", come ha scritto il medico legale che ha eseguito l'esame. I medici legali confermarono l'assunzione di eroina per via venosa da parte di Pamela ma smentirono invece l'overdose come causa della morte, tesi sostenuta invece da Oseghale. Per questo, affermerà in seguito, l'aveva fatta a pezzi.
Perché Oseghale ha ucciso Pamela
Il 30enne condannato per l'omicidio ha sempre sostenuto la sua innocenza, negando l'omicidio e confermando appunto solo il vilipendio. Ma, secondo quanto è emerso dalle indagini, dopo averle dato la dose promessa, l'uomo avrebbe violentato la 18enne e poi l'avrebbe uccisa, accoltellandola al fegato perché Pamela avrebbe minacciato di chiamare i carabinieri.
A quel punto Oseghale avrebbe quindi deciso di sbarazzarsene chiudendo i resti della ragazza in due trolley e, la sera del 30 gennaio, si sarebbe fatto accompagnare da un amico tassista alla periferia di Pollenza, dove avrebbe abbandonato le valigie.
Le indagini, l’arresto e la versione di Oseghale sulla morte della ragazza
Oseghale venne arrestato pochi giorni dopo l’omicidio. Gli inquirenti riuscirono a individuarlo grazie alle immagini di una sistema di sorveglianza di una farmacia di Macerata in cui lo si vedeva mentre seguiva la ragazza. A casa dell’uomo saranno ritrovati anche i vestiti di Pamela e alcune tracce di sangue. All'arrivo delle forze dell'ordine, il 30enne provò a dare più versioni fino all'ammissione del 2018 di fronte al procuratore Giovanni Giorgio, quando disse di aver fatto a pezzi il corpo della ragazza morta ma negò di averla violentata.
Nel corso delle indagini, vennero indagate anche altre tre persone: Desmond Lucky e Lucky Awelima, pusher di origini nigeriane e amici di Oseghale, verranno accusati di omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere, insieme a Oseghale, e posti in carcere. Ma le accuse nei loro confronti caddero nel corso degli accertamenti, quando alcune perizie eseguite dal Ris e rilevamenti telefonici esclusero la presenza di Awelima e Lucky nell'appartamento di via Spalato 124 dove Pamela venne stata uccisa.
Le accuse di stupro e omicidio
Il processo con rito ordinario iniziò il 13 febbraio 2019. Le accuse contestate a Oseghale furono omicidio e violenza sessuale contro una vittima in condizioni di inferiorità, vilipendio, occultamento e distruzione del cadavere. In aula venne raccolta anche la testimonianza di VincenzoMarino, ex boss della ‘Ndrangheta e compagno di cella di Oseghale, che riferì ciò che questi gli avrebbe confessato in cella: Oshegale avrebbe violentato e accoltellato Mastropietro, quindi avrebbe contattato un amico per farsi aiutare a occultare il corpo.
Il processo e la condanna all’ergastolo
Il processo durò diversi mesi e si concluse con la condanna dell'imputato all'ergastolo e a diciotto mesi di isolamento. La condanna è stata confermata nel 2020 anche dalla Corte d'assise d'appello del tribunale di Ancona.
Oseghale ha continuato a dichiararsi innocente riguardo alla morte della ragazza, come nella precedente confessione in cui dichiarava di averne smembrato il corpo ma di non averla uccisa, affermando che la ragazza fosse morta per un'overdose di eroina.
La parole della mamma di Pamela Mastropietro
Dopo l'omicidio di Pamela, chi non ha mai smesso di lottare per avere giustiziaè stata la mamma, Alessandra Verni. Al termine del processo, la donna aveva detto a Fanpage.it: "Ora mi auguro che vengano presi anche gli altri. Ci son tante cose che in questi anni non sono state fatte e che si devono ancora fare. Io e la mia famiglia combatteremo per questo e non ci fermeremo".
In questi anni Verni ha rilasciato tante interviste in cui ha parlato della figlia. “A volte ci scambiavano per sorelle, non sembravamo mamma e figlia. Eravamo unite", aveva raccontato in lacrime durante una puntata del programma La Vita in Diretta, mostrando una sua foto. "Ci somigliavamo, ma lei è molto più bella. Pamela è bellissima”.
Al fianco della donna c'è stato sempre anche il padre della 18enne, Stefano Mastropietro. L'uomo è stato trovato morto nella sua casa il 14 maggio 2023 a seguito di un malore. In quell'occasione Verni, l'ex moglie, aveva affidato ai social il suo cordoglio per la morte del 44enne. "Almeno tu ora puoi riabbracciarla! Vi mando un grandissimo abbraccio angeli. Amore di mamma, accogli il tuo papà tra le tue braccia".