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Covid 19

Locatelli: “Seconda ondata di contagio non sarà come la prima, ora siamo pronti”

“L’Italia come sistema Paese ha dato prova di sé nella capacità di controllare nel miglior modo possibile quella che era la diffusione epidemica e di prevenire quanto più possibile le morti dei nostri concittadini” ha dichiarato Franco Locatelli, per questo la seconda ondata “non sarà della stessa portata” della prima.
A cura di Antonio Palma
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La seconda ondata di contagio da coronavirus in Italia non sarà come la prima perché il Paese è più pronto. Lo sostiene Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità. "Non sappiamo se ci sarà una seconda ondata di Covid né di che portata sarà , ma non sarà della stessa portata che abbiamo dovuto affrontare a fine febbraio, marzo e aprile, perché il Paese è decisamente in grado di garantire alcune strategie cruciali per individuare e circoscrivere i focolai epidemici e produrre dispositivi individuali per prevenire la diffusione del contagio" ha dichiarato infatti l’esperto e membro del comitato tecnico scientifico al Meeting di Rimini.

"La pandemia di Covid-19 ha messo a dura prova i sistemi sanitari del mondo. L'Italia, va ricordato, è stato il primo Paese occidentale investito dall'ondata epidemica di quella che era a tutti gli effetti una infezione sconosciuta. “Io credo che tranquillamente si possa dire che l‘Italia come sistema Paese ha dato prova di sé nella capacità di controllare nel miglior modo possibile quella che era la diffusione epidemica e di prevenire quanto più possibile le morti dei nostri concittadini. Morti che evidentemente ci sono stati" ha sottolineato ancora Locateli in un video messaggio.

In particolare per Locatelli è da sottolineare la “grande risposta all'emergenza coronavirus si è avuta per tutto quello che ha riguardato l'approntamento di letti nelle terapie intensive”. “Quando è iniziata l'epidemia il Paese aveva poco più di 5mila posti letto nelle terapie intensive e si è arrivati ad averne 9mila e più. Per dare l'idea di quanto questa resilienza del sistema sanitario è stata cruciale, ricordiamoci che il 3 aprile più di 4mila concittadini erano ricoverati nelle terapie intensive. Quindi senza questa rimodulazione non si sarebbe potuta dare una risposta efficace" ha aggiunto l’esperto.

Grazie a questi sforzi “oggi siamo in grado di garantire alcune delle strategie cruciali per individuare prontamente focolaio epidemici per circoscriverli e abbiamo un sistema che è in grado di produrre tutta una serie di dispositivi di protezione individuale importanti per prevenire la diffusione del contagio. È un Paese che in queste settimane ha strutturato i letti in terapia intensiva affinché siano disponibili ha proseguito Locatelli, appellandosi affinché in futuro non vengano fatti mancare investimenti al servizio sanitario nazionale. L'esperienza passata, ha aggiunto, "ci insegna a non disinvestire per il futuro nella sanità" ha concluso.

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