“Lo Stato mi aiuti a morire”, l’appello per il suicidio assistito di Fabio, immobilizzato da 18 anni
Colpito da una tetraparesi da rottura dell'arteria basilare quando aveva 28 anni, da allora la sua vita è cambiata per sempre, costretto a letto, immobile 24 ore su 24, ormai senza più neanche la possibilità di parlare se non muovendo gli occhi e comunicando attraverso un puntatore oculare. Così è stato costretto a vivere per ben diciotto anni Fabio Ridolfi, 46enne marchigiano di Fermignano, in provincia di Pesaro Urbino. Una non vita a cui l'uomo ha deciso ora di mettere fine chiedendo la possibilità di accedere al suicidio assistito.
"Gentile Stato italiano, da 18 anni sono ridotto così. Ogni giorno la mia condizione diventa sempre più insostenibile. Aiutami a morire" ha scritto Fabio dal suo letto e con l'unico dispositivo che ancora gli permettere di comunicare con gli altri attraverso gli occhi.
Un percorso personale già difficilissimo ma che è reso ancora più difficile dalle procedure amministrative. Fabio ha avanzato una richiesta all'Asur, l'Azienda Sanitaria Unica Regionale Marche, che in seguito alla recente sentenza della Corte Costituzionale sul caso Cappato e dj Fabo, che di fatto ha cambiato la giurisprudenza in materia, ha avviato le verifiche del caso, ma da allora il 46enne non ha ottenuto alcuna risposta.
Fabio con i suoi familiari si è rivolto all'Associazione Coscioni che lo sta assistendo per tutta la pratica ma in precedenza aveva avuto contatti con Mina Welby sin dai tempi di Piergiorgio e direttamente con Marco Cappato per cercare informazioni sulla possibilità di raggiungere anche lui la Svizzera per il suicidio assistito come dj Fabo.
Infine ha deciso di seguire la strada delle opzioni percorribili legalmente in Italia per terminare la propria vita senza soffrire. Seguito dai legali dell'Associazione Coscioni, coordinati dall'avvocato Filomena Gallo, ha presentato una richiesta alla ASUR Marche. L'azienda sanitaria ha attivato le verifiche previste dalla sentenza della Consulta e ha sottoposto Fabio a tutte le visite mediche del caso ma dal 15 marzo, quando la relazione medica è stata inviata al Comitato Etico, ancora non è arrivato nessun parere.
Per questo Fabio Ridolfi ha deciso di lanciare un appello pubblico, sempre con l'aiuto dell'Associazione Coscioni, per "chiedere di porre fine alle sue sofferenze in modo indolore, con le modalità più veloci e rispettose della sua dignità" come hanno ricordato Filomena Gallo e Marco Cappato, sottolineando: "È un suo diritto, sulla base della sentenza della Corte costituzionale nel caso Cappato/Antoniani. Ancora una volta, come già successo con Mario e Antonio, il ritardo della ASUR nel rispondere alla sua richiesta, in violazione degli obblighi di legge, comporta sofferenze che per Fabio sono da anni insopportabili".