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Lite tra 15enni a Fermo: la picchiano e le strappano i capelli. Video su Whatsapp: tre minorenni nei guai

Il questore di Fermo ha emesso tre provvedimenti di ammonimento per cyberbullismo a tre studentesse, responsabili del pestaggio avvenuto lo scorso ottobre alla fermata dell’autobus nella città marchigiana.
A cura di Biagio Chiariello
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Lo scorso 3 ottobre c'era stata una rissa presso il Terminal Dondero di Fermo: una ragazzina di 15 anni era stata afferrata per i capelli e sbattuta a terra da una coetanea, mentre veniva incitata dalle sue due amiche e il tutto veniva ripreso da uno smartphone, video poi circolato su Whatsapp e diventato virale. Una lite pare causata da motivi di gelosia. A distanza di circa tre settimane il questore di Fermo ha emesso nei giorni scorsi tre provvedimenti di ammonimento per cyberbullismo nei confronti di tre studentesse quindicenni di un importante istituto professionale di fermo.

Era stata la madre della ragazzina picchiata (originario di Morrovalle) a denunciare i fatti alla polizia. Il pestaggio era avvenuto alla fermata dell’autobus della città marchigiana e una delle due ragazzine finite nel mirino del questore aveva preso la coetanea per i capelli, strappandoglieli, quindi l’aveva buttata a terra, con l’aggravante che le altre ragazzine presenti, invece di dividere le due contendenti, avevano incitato la loro compagna di classe e avevano ripreso tutto con il telefono per poi diffonderlo sui social media, fino ad essere pubblicato ad alcune testate giornalistiche locali.

La 15enne aggredita era finita al pronto soccorso ed era stata dimessa con una prognosi di sette giorni. È tornata a scuola solo dopo una decina di giorni. Grazie alle indagini della polizia anticrimine della questura di Fermo è stato possibile identificare l'autrice dell’aggressione e le due coetanee che l’hanno spalleggiata. Per la prima è scattato un provvedimento disciplinare scolastico che prevede la sospensione dalle lezioni fino al 23 dicembre. Tutte e tre dovranno frequentare un percorso di recupero in strutture specializzate.

Ma le indagini sono ancora in corso dal momento che la persona cha girato uno dei video, poi diventato quello più diffuso, non è stata ancora identificata.

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