L’Italia campione d’Europa ha fatto aumentare i casi Covid. L’Iss conferma l’effetto Euro 2020
I festeggiamenti dovuti alle vittorie dell'Italia agli Europei di calcio (non solo la finalissima, ma anche le partite precedenti) hanno davvero causato un’impennata dei contagi? L’Istituto Superiore di Sanità ha provato a rispondere a questa domanda. A tre settimane dall’11 luglio (data della partita vinta contro l'Inghilterra), sono i numeri a descrivere le conseguenze dei raduni e degli assembramenti di questi giorni. "Da fine giugno l’incidenza nei maschi fra i 10 e i 39 anni risulta essere sempre maggiore rispetto a quella osservata nelle femmine. Verosimilmente tale andamento può essere dovuto a cambiamenti comportamentali transitori (es. feste e assembramenti per gli Europei di calcio)" si legge nell’ultimo report dell’Istituto superiore di sanità (Iss).
La crescita dei casi inizia una decina di giorni dopo la prima partita giocata dall’Italia, come mostra il grafico qui sotto:
“Nella figura è riportata l’incidenza settimanale per 100.000 abitanti per ciascuna fascia d’età, considerando solo gli under 40, per sesso a partire da inizio giugno – si legge sotto al grafico riportato su Twitter dal giornalista Lorenzo Ruffino -. Da fine giugno si è osservato un aumento dell’incidenza settimanale sia per i maschi sia per le femmine nelle quattro fasce d’età considerate. A partire da fine giugno l’incidenza nei maschi di età compresa tra i 10 e i 39 anni risulta essere sempre maggiore rispetto a quella osservata nelle femmine. Verosimilmente questo cambiamento può essere dovuto a cambiamenti comportamentali transitori (es. feste e assembramenti per gli europei di calcio Euro 2020)”.
L'effetto dei vaccini
Nell'analisi viene fuori che si sta abbassando anche l’età media dei soggetti che contraggono il Coronavirus (26 anni), un dato che va letto alla luce della maggiore copertura vaccinale nelle fasce di età superiori. Nelle ultime due settimane il 30,2% dei casi totali ha meno di 19 anni, il 60,8% tra 20 e 59 anni e solo il 9,1% ha oltre 60 anni. L’Iss stima un significativo effetto di riduzione del rischio di infezione nelle persone completamente vaccinate rispetto ai non vaccinati: 88% per la diagnosi, 95% per l’ospedalizzazione, 97% per i ricoveri in terapia intensiva e 96% per i decessi. "Una più elevata copertura vaccinale e il completamento dei cicli di vaccinazione — conclude l’Iss — rappresentano gli strumenti principali per prevenire ulteriori recrudescenze di episodi di aumentata circolazione del virus sostenute da varianti emergenti con maggiore trasmissibilità".
Variante Delta in Italia
Dall'Iss arriva anche un aggiornamento sulla diffusione della variante Delta in Italia. Dal comunicato stampa viene evidenziato come nel nostro Paese a partire dal 20 luglio scorso la prevalenza della nuova mutazione del virus era del 94,8%, in forte aumento rispetto all'analisi datata 22 giugno, con valori oscillanti tra le singole regioni tra l’80% e il 100%. Alla stessa data, la variante‘Alfa’ aveva una prevalenza pari al 3,2% (con un range tra 0 e il 14,7%), mentre la variante ‘brasiliana’ è all’1,4% (0-16,7%). La stima viene dalla nuova indagine rapida condotta dall’Iss e dal Ministero della Salute insieme ai laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler.
“La rapida diffusione della variante Delta, ormai predominante, è un dato atteso e coerente con i dati europei, che deve essere monitorato con grande attenzione – afferma il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro – È fondamentale continuare il tracciamento sistematico dei casi per individuare i focolai, e completare il più velocemente possibile il ciclo vaccinale, dal momento che questo garantisce la migliore protezione”.