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L’Istituto superiore di sanità: “A maggio non arriveremo a contagi zero”

Per pensare a uno scenario con zero contagi in Italia è ancora presto. Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, chiarisce quali sono le previsioni riguardanti il nostro Paese e i casi di Coronavirus: “A maggio non arriveremo a zero contagi. Il virus non stopperà la sua circolazione”.
A cura di Stefano Rizzuti
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I contagi di Coronavirus non arriveranno a zero a maggio. A spiegarlo e a fornire questa previsione realistica su quanto avverrà è Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità. Durante la quotidiana conferenza stampa in cui viene fornito il bollettino dei nuovi casi in Italia, Rezza precisa: “A maggio non arriveremo a zero contagi. Il virus non stopperà la sua circolazione”. E Rezza fa anche un parallelo con la Cina: “Forse a Wuhan ci sono riusciti prendendo misure incredibili, ma stanno comunque avendo casi di ritorno. Avremo una tendenza alla diminuzione, ma il virus continuerà a circolare”.

Rezza: casi accertati anche 20 giorni dopo contagio

Rezza sottolinea che siamo ancora nel pieno della fase uno e sottolinea: “Dobbiamo essere pronti per la fase 2 in modo che quando si creeranno focolai dovremo essere bravissimi a contenerli e bloccarli”. Rezza si sofferma anche sui dati degli ultimi giorni, rispondendo a chi si chiede come mai non siano in diminuzione nonostante le restrizioni e i divieti in campo da ormai più di un mese: “Subito dopo il lockdown continua un po’ di trasmissione, domiciliare, nei condomini. Questo fa sì che la coda si allunghi”.

Poi, prosegue, “dobbiamo tenere conto di un fatto: il tempo che trascorre tra il momento del contagio e quello della notifica può essere anche di venti giorni. I nuovi contagi sono nuovi casi, persone che sono state infette venti giorni fa. Quello che vediamo è accaduto prima. In termini di mortalità ancora di più, perché può essere molto più ritardata.  Quello che si vede oggi è attribuibile a giorni fa”. Rezza precisa ancora: “I casi diminuiscono lentamente, non sono nuovi contagi ma nuovi casi”. E anche i dati positivi sui ricoveri e sulle terapie intensive, spiega ancora, non vogliono dire che siamo di fronte a una “tana libera, sono segnali positivi che devono essere consolidati”. Inoltre, il direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Iss spiega che i decessi saranno l’ultimo indicatore a diminuire.

Gli effetti del Coronavirus sugli organi

Altro aspetto affrontato in conferenza stampa da Rezza è quello riguardante gli effetti del virus sugli organi: “Certamente è un virus nuovo e gli effetti che ha sull’ospite non sono del tutto noti. Per ora, nonostante il follow up sia limitato, non si assiste a residuali, cioè a deficit di un organo che possano persistere una volta che la persona è guarita. Una volta guarita non sembra avere residui. Abbiamo letto di recidive, che non sono infezioni, con persone che sembrano guarite, però queste recidive vanno approfondite e non è detto che la persona recidiva sia dopo contagiosa. Ci sono dei lavori sui possibili effetti a livello di sistema nervoso centrale, ma i dati non sono consolidati. Si sa che ci sono dei sintomi, come non sentire gli odori, che però non sembrano persistere nel tempo, sono segni precoci”.

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