Listin(t)o di conservazione di Monti
Per quanto Monti abbia presentato il suo simbolo, ci sono ancora molte cose rimaste incomprese sulle strategie che utilizzerà per farsi valere in una corsa tra vecchie leve della politica italiana: la vocazione al sacrificio, contro qualcosa che non avrebbe mai scelto e la diplomazia disarmante mostrati ad Otto e mezzo ne sono un piccolo indice. La moderazione dei suoi toni può essere un anestetico pericoloso, con un vizio di forma che è più che altro degli ascoltatori, abituati a sentir gridare pletore di nulla, mentre ora devono sorbirsi poco e a bassa voce. Obbiettivo ultimo di Monti è restringere drasticamente, i limiti di quel campo con cui lui considera ancora possibile dialogare in un momento post elettorale: la sua non è richiesta di alleanza, bensì una concessione a chi mostrerà di meritarselo.
Incuriosisce in modo particolare l'utilizzo di quella accezione usata per colorare i sindacati, Vendola e Fassina (per motivi uguali ma opposti anche Brunetta), come la parte conservatrice della sinistra, che secondo Monti impedirebbe un'azione governativa riformista. Parti che Bersani dovrebbe esautorare di potere letteralmente silenziandole. Le scelte linguistiche sono nette, decise e non lasciano spazio a molte interpretazioni. E' attraverso questo vocabolario che emerge il tatticismo, o comunque la discontinuità che Monti ha intenzione di interpretare in questo momento. L'ala di sinistra ha giustamente definito gravi le parole del premier, ed evidentemente pure questo è plausibile, fa parte del ruolo che interpretano. Lo stesso Vendola ha risposto, piccato, allegando proprio alla lista Monti il concetto più netto di conservatorismo. Insomma: specchio riflesso.
Una sensazione diviene attendibile col passare dei giorni, cioè che la campagna elettorale di Monti, consapevole di non poter preventivare una grossa capacità seduttiva nei confronti dell'immenso corpo elettorale degli incerti, punterà invece a scardinare delle certezze in chi dei dubbi, teoricamente, non li avrebbe. Prima mossa è il disorientamento, attraverso una stabile instabilità di un asse definito che, più che centrista, è una cosa bianca, incolore, che prova ad alterare la certezza assoluta di alcuni fondamentali: se Vendola è un conservatore, quelli che prima erano conservatori chi sono? Il fatto che alcuni sondaggi, come quello dell'Istituto Tecnè, attestino una crescita della compagine Monti dello 0,6% dopo le affermazioni di questi giorni, confermerebbe questo effetto e lascia scoperto il fianco a due ipotesi: o questa cosa bianca è bianca perché crede che provare a mischiare i colori sia il solo modo per essere della partita, oppure è proprio questa la declinazione di una destra che qui, in Italia, non si vede da vent'anni, che forse non si è mai vista e che, chissà, potrebbe interpretare il vero antidoto a quei "retrogradi conservatori rossi".