Giornata intensa al Nazareno, con il comitato elettorale impegnato a trovare la quadra sulla composizione delle liste dei candidati alle elezioni politiche 2013. Si avvicina infatti il termine ultimo per la compilazione degli elenchi da sottoporre al parere della Direzione Nazionale di domani ed i nodi da sciogliere restano ancora tanti. In particolare il problema principale sembra essere quello di trovare un equilibrio fra i risultati delle primarie, i "posti riservati" al segretario, quelli assegnati a Renzi e i tanti big del Partito alla ricerca di visibilità. Ma, non da meno, quello di dare un senso ad alcune scelte di "apertura alla società civile": sigla sotto la quale spesso si nascondono valutazioni estremamente discutibili. Perplessità ben esemplificate da Andrea Sarubbi, deputato uscente che alle primarie ha sostenuto Matteo Renzi e che quasi certamente non sarà ricandidato:
I parlamentari che vengono dalla società civile, senza militanze alle spalle, hanno spesso percorsi e caratteristiche diverse – ugualmente rispettabili – da chi fa politica di professione. Sono una specie a parte, con tutti i pregi e tutti i limiti. Ci sto pensando molto in questi giorni, quando vedo le forze politiche impegnate nell’andare a pescare a piene mani da chi è fuori dal giro: c’è Grillo che la mette addirittura come precondizione per la candidatura, perché non vuole parlamentari con altre esperienze alle spalle; c’è la lista Monti che alla Camera candiderà soltanto chi non è mai stato in Parlamento; c’è il Pd che, nell’ultima settimana, ha candidato giornalisti, economisti, docenti universitari senza nessun passato in politica. […] la domanda che mi sto facendo da giorni riguarda il confine tra società civile e politica: tra 50 giorni il vicedirettore del Corriere della Sera, candidato con il Pd e prossimo parlamentare, sarà diventato improvvisamente un politico? E il rettore della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa? […] La società civile serve, insomma, ma solo finché è vergine? E cosa fa al secondo giro?
Del resto, anche stavolta Bersani sembra voler pescare a piene mani dal serbatoio della "società civile" con i nomi di Grasso, Dell’Aringa, Mucchetti, Carrozza, Capacchione, Taranto, Gotor che dovrebbero occupare posti utili ad ottenere una sicura elezione. Grande attesa anche per i capilista, con conferme più o meno ufficiali alle prime indiscrezioni. Al Senato Ignazio Marino dovrebbe essere capolista in Piemonte (forse anche Sicilia), Anna Finocchiaro in Puglia (o Sardegna), Laura Puppato in Veneto, Donatella Albano in Liguria, Stefania Pezzopane in Abruzzo, Marco Minniti in Calabria, forse Josefa Idem in Emilia Romagna. Più complessa la situazione alla Camera con Rosy Bindi sempre in Calabria, Enrico Letta in Campania, Dario Franceschini in Emilia Romagna mentre Fioroni sarà il numero due nel Lazio.