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Lirica, dopo 125 anni dal debutto torna “Pagliacci” di Leoncavallo

Debutta stasera al Teatro Regio di Torino il nuovo allestimento di “Pagliacci” di Leoncavallo per la regia di Gabriele Lavia e la direzione d’orchestra di Nicola Luisotti. Al centro il tema del femminicidio, ambientato al Sud Italia nel dopoguerra.
A cura di Redazione Cultura
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©Claudio Bernardi/Lapressenella foto: Gabriele Lavia
©Claudio Bernardi/Lapresse
nella foto: Gabriele Lavia

Stasera, al Teatro Regio di Torino, ritorna "Pagliacci" di Leoncavallo. L'opera debuttò esattamente 125 anni fa al Teatro Dal Verme di Milano. A curarne la regia, Gabriele Lavia con un nuovo allestimento Prevista per il debutto una versione neorealista, "anzi – sostiene Lavia – reale più del vero, nel senso che la storia raccontata si rifà, come spiegò lo stesso Leoncavallo, ad un fatto reale, la gelosia di un uomo che uccide la moglie in un raptus, trascendendo il particolare, per farsi realtà universale".

Sul podio il direttore d'orchestra Nicola Luisotti della San Francisco Opera: "Tutte le grandi opere d’arte – ha commentato Luisotti – hanno qualcosa di immortale e per questo sono legate al presente, Pagliacci non è da meno. Il duplice omicidio di Canio crea una sorta di catarsi nel pubblico, in più la straordinaria formula del teatro nel teatro rende l’azione e la musica, più che Verista, estremamente e terribilmente vere".

La piéce è ambientata nel Sud Italia alla fine della seconda guerra mondiale. Una partitura breve ma impegnativa per gli interpreti, con i soprani Erika Grimaldi e Davinia Rodríguez ad alternarsi nel ruolo di Nedda, mentre il tenore Fabio Sartori vestirà i panni di Canio. Roberto Frontali, baritono, interpreterà Tonio, l’amico di Canio che lo aiuterà a scoprire il tradimento. Silvio, invece, sarà interpretato dal baritono Andrzej Filonczyk. Completa il cast il tenore Juan José de León, nei panni di Peppe, l’altro commediante della compagnia.

Il tema del femmincidio in "Pagliacci"

L’opera lirica abbonda di femminicidi, gli esempi più noti sono "Otello" di Verdi e Rossini e "Pagliacci" di Leoncavallo. Dopo l’introduzione orchestrale, si affaccia alla ribalta il gobbo Tonio, che illustra lo spettacolo secondo il consolidato meccanismo del teatro nel teatro. Quindi si vede arrivare nella piazza del paesino il gruppo di cantambanchi: il capo compagnia Canio, sospettoso, fa capire che se la moglie Nedda lo tradisse la cosa non finirebbe in burletta come nella commedia. In realtàm Nedda ha davvero un amante, il possidente Silvio che abita in paese, Tonio lo sa e tenta a sua volte una «avance» con la ragazza, ma viene respinto a frustate; allora per vendetta spiffera tutto a Canio. Questi sorprende addirittura i due in colloquio amoroso: Silvio riesce a fuggire e Canio cerca di farsi dire il nome. Sta per finire male ma è l’ora di iniziare la recita e tutti si preparano ad andare in scena. Ecco aprirsi le quinte del modesto teatrino: vi si rappresenta la tipica tresca da commedia dell’arte, ma Canio con il costume di Pagliaccio non riesce a frenare le minacce; Nedda-Colombina cerca di sdrammatizzare, e gli spettatori applaudono pensando che si tratti di una finzione. Ma gli eventi precipitano: Canio fuori di sé chiede ancora il nome dell’amante; Nedda rifiuta, anzi lo sfida, e viene accoltellata; Silvio, che è tra il pubblico, balza sul palco per difenderla, ma è ucciso a sua volta. Canio stravolto lascia cadere il pugnale e con voce strozzata annuncia: «La commedia è finita!».

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