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Omicidio Saman Abbas

L’intercettazione del padre e quel bacio che l’ha spinto a uccidere: cos’è successo davvero a Saman

Le ultime intercettazioni denunciano Shabbar come assassino della figlia Saman Abbas per sua stessa ammissione. L’uomo si sarebbe sporcato le mani con il sangue di sua figlia per vendicare l’onorabilità lesa. Pur avendo molte possibilità per tirarsi indietro. Ma non lo ha fatto.
A cura di Anna Vagli
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Lo zio l’ha strangolata. Dopo mio padre piangeva”. Queste parole, pronunciate dal fratellino di Saman Abbas, hanno orientato gli investigatori nelle indagini e nella ricerca di un corpo ormai quasi impossibile da ritrovare. Sembrava ormai definita la geografia familiare a stampo criminale del clan Abbas.

Almeno fino all'ultima indiscrezione.

Ho ucciso mia figlia, l'ho fatto per il mio onore […] non me ne frega nulla di nessuno”. La frase pronunciata dal padre e cristallizzata negli atti, cambia radicalmente la prospettiva. O almeno la cambia dal punto di vista delle dinamiche criminologiche, anche se di base restano culturalmente orientate.

Ad ogni modo, un conto è valutare l’omicidio con un padre e una madre che ne avevano rimesso l’esecuzione a un terzo, lo zio Danish. E un conto è contemplare l’ipotesi che Shabbar Abbas si sia sporcato le mani con il sangue di sua figlia.

Niente cambierà, in questo senso, dal punto di vista procedimentale. Dal momento che anche i genitori di Saman erano già indagati per omicidio e soppressione di cadavere.

Diverse, invece, sono le implicazioni di matrice criminologica. Ricordiamoci che un omicidio è un omicidio, a prescindere dal movente. Dunque, così ragionando, dobbiamo considerarlo nell’ottica di un padre che ha ucciso con le sue mani la figlia. E non si è limitato a darne incarico a terzi.

Torniamo alla frase intercettata e focalizziamoci sull’ultima parte della frase. "[…]non me ne frega nulla di nessuno". E non è difficile crederlo considerando che, se le ultime notizie verrano confermate in sede processuale, verosimilmente Shabbar ha avuto il coraggio di guardare in faccia Saman e di tenderle una trappola.

I genitori di Saman in aereoporto il giorno dopo la scomparsa della figlia
I genitori di Saman in aereoporto il giorno dopo la scomparsa della figlia

Difatti, essendo coinvolto materialmente nell’omicidio, è intuibile che l’uomo abbia avuto molte occasioni per tirarsi indietro. Sicuramente molte di più di quanto ne avesse avute delegando l’esecuzione a zio e cugini come si era inizialmente pensato. Ma non lo ha fatto.

Tirando le fila. È comunemente definito come delitto d’onore, ma non c’è niente di onorabile nell’uccidere una figlia perché rifiuta un matrimonio combinato e vuole vivere secondo i valori occidentali.

Saman è stata usata dalla sua famiglia come una gomma per cancellare. Difatti, una volta uccisa il disonore è stato eliminato, purificato con il sangue.

Ma questi orrori non devono essere più condonati trincerandosi dietro motivazioni religiose o culturali. Di conseguenza, una volta che ne verranno accertate le relative responsabilità, Shabbar, come gli altri membri del clan, inclusa la madre Nazia, devono essere valutati per ciò che sono: assassini. A prescindere dal movente.

E questo perché c’è un minimo comune denominatore in tutti gli omicidi. Uccidere costituisce un modo per risolvere un problema. Poco rileva di che tipo di problema si tratta. Ciò che conta è solamente il punto di vista dell’assassino.

I genitori di Saman inizialmente si erano sentiti in dovere di assicurarsi che sua figlia vivesse entro i confini che avevano delineato per lei. Così non è stato.

Il senso dell’onore da loro contemplato è stato trasgredito perché Saman aveva deciso di esercitare la sua scelta emotiva rispetto a chi amare e a chi non legarsi.

Le ultime immagini di Saman Abbas coi familiari
Le ultime immagini di Saman Abbas coi familiari

In quest'ottica, non è fortuita la testimonianza resa da uno dei cugini secondo la quale gli Abbas si sarebbero terribilmente arrabbiati dopo aver visto alcune fotografie che ritraevano Saman che baciava il suo fidanzato sul finire del 2020. Inducendoli a ritenere l'omicidio l'unica via percorribile.

La necessità di eliminare la fonte del disonore percepito non però rende Shabbar e i suoi familiari meno colpevoli degli altri assassini.

Il contenuto dell’intercettazione pone un nuovo interrogativo. Il fratello di Saman ha mentito perché in precedenza indottrinato dai familiari? Oppure ha passivamente accettato la versione fornitagli senza essere al corrente della verità? Difficile dirlo con certezza.

Tuttavia, considerato il carico emotivo che lo ha inevitabilmente pervaso nel corso dell’incidente probatorio, e che lo ha portato poi a riferire ciò di cui era effettivamente al corrente, è altamente probabile che gli sia stata fornita una versione distorta degli accadimenti.

E che abbia fin da subito creduto che ad uccidere la sorella fosse stato lo zio Danish.

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Dottoressa Anna Vagli, giurista, criminologa forense, giornalista- pubblicista, esperta in psicologia investigativa, sopralluogo tecnico sulla scena del crimine e criminal profiling. Certificata come esperta in neuroscienze applicate presso l’Harvard University. Direttore scientifico master in criminologia in partnership con Studio Cataldi e Formazione Giuridica
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