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Covid 19

L’infettivologo Galli: “Focolai nelle case, ma da una settimana i casi sono meno gravi”

L’infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano Massimo Galli: “I dati oscillano in base al numero dei tamponi e là fuori ci sono dieci volte i positivi accertati, che continuano a spargere il virus anche semplicemente tra i parenti durante le feste”. Ma secondo l’esperto ci troviamo di fronte a forme miti della malattia causata dal coronavirus e cala la pressione sugli ospedali.
A cura di Susanna Picone
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Di nuovi focolai di coronavirus se ne creano di continuo a domicilio. A sostenerlo è Massimo Galli, infettivologo milanese dell'ospedale Sacco che in una intervista a La Stampa ha spiegato come, appunto, i focolai siano entrati nelle case ma anche come la malattia abbia perso forza. "I dati oscillano in base al numero dei tamponi e là fuori ci sono dieci volte i positivi accertati, che continuano a spargere il virus anche semplicemente tra i parenti durante le feste", così l’infettivologo nell’intervista. Di nuovi focolai – ha chiarito Galli – "se ne creano di continuo a domicilio, ma per fortuna portano a forme miti della malattia. Da una settimana i casi sono meno gravi e non portano pressione sugli ospedali".

Chi rimane in casa ha forma leggera, ma può creare focolai

L’esperto dell'ospedale Sacco ha spiegato che non è cambiato il nuovo coronavirus, ma il modo di prenderlo: “All’inizio i malati erano gravi perché rimanevano a lungo in casa in un periodo in cui non si sapeva nulla della malattia mentre questa circolava. Ora con le misure di distanziamento tutti sono sensibilizzati e appena uno sta male corre in ospedale. Chi rimane in casa ha una forma leggera, ma può creare dei focolai che perpetuano il contagio".

Aumentare sicurezza sanitaria per convivere con il coronavirus

Massimo Galli ha detto che a suo parere, anche per ripartire dopo il lockdown di queste settimane, è necessario porre più attenzione all’isolamento in strutture dedicate o in alberghi: “I contagiati vanno quarantenati meglio, anche nell’ottica di una riapertura. Per convivere con il virus occorre aumentare la sicurezza sanitaria, che in ogni caso non sarà mai il 100 per cento".

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