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La morte di Liliana Resinovich

Liliana Resinovich, slitta ancora deposito nuova perizia sul corpo: risultati attesi per il 15 febbraio

L’antropologa forense Cristina Cattaneo dovrebbe ora consegnare l’elaborato con la firma congiunta degli altri periti verso il 15 febbraio. L’esito potrebbe finalmente far emergere la verità sulla morte di Liliana Resinovich.
A cura di Biagio Chiariello
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Liliana Resinovich
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L'antropologa forense Cristina Cattaneo ha ricevuto dalla Procura di Trieste un'estensione di 30 giorni per presentare la consulenza medico-legale riguardante la morte di Liliana Resinovich. Lo scorso dicembre, il deposito era già stato posticipato: la data inizialmente fissata per il 15 gennaio è stata ora spostata intorno al 15 febbraio.

La relazione sarà firmata non solo da Cattaneo, ma anche dai medici legali Stefano Tambuzzi e Biagio Eugenio Leone, e dall'entomologo Stefano Vanin, che fanno parte del collegio peritale nominato dal sostituto procuratore Maddalena Chergia per redigere la nuova consulenza medico-legale.

La richiesta di un nuovo esame sui resti di Resinovich era stata avanzata dal giudice per le indagini preliminari Luigi Dainotti, che, invece di accogliere la proposta della Procura di archiviare il caso, ha indicato oltre venti punti da approfondire.

Il gip ritiene infatti che la perizia, tra le altre cose, potrebbe rilanciare le indagini sulla morte della 63enne. Secondo quanto riportato da un quotidiano triestino, che aveva anticipato alcune informazioni nei giorni scorsi, la perizia avrebbe rivelato segni e lesioni che potrebbero essere stati causati da terze persone, escludendo così l'ipotesi del suicidio.

Liliana Resinovich
Liliana Resinovich

Liliana Resinovich era scomparsa il 14 dicembre 2021 dopo essere uscita di casa. Il corpo è stato trovato esattamente tre anni fa, il 5 gennaio 2022. Era rinchiuso in due sacchi destinati ai rifiuti solidi urbani, mentre la testa era avvolta in due sacchetti trasparenti, quelli comunemente utilizzati per gli alimenti.

Nonostante la presenza di questi elementi insoliti, sin dall'inizio si era ipotizzato un suicidio. Le indagini furono affidate alla Polizia. La donna, però, non aveva con sé né documenti, né telefoni cellulari, né portafoglio. Nonostante numerosi esami effettuati sulla salma, la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura non fu accettata dal Gip del Tribunale di Trieste. E ora si attende l‘esito della perizia medico-legale.

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