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La morte di Liliana Resinovich

Liliana Resinovich, perizia sul cellulare: in rete cercava informazioni su come divorziare

Nuove indiscrezioni sul caso Liliana Resinovich: sul cellulare della 63enne, scomparsa e poi trovata a cadavere tre settimane più tardi a Trieste, sono state ritrovate ricerche in rete su come divorziare e su monolocali da affittare. L’indignazione della Procura: “Non confermiamo nulla”.
A cura di Ida Artiaco
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Liliana Resinovich (Facebook).
Liliana Resinovich (Facebook).
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Nuove indiscrezioni sul caso legato alla morte di Liliana Resinovich, la 62enne scomparsa il 14 dicembre a Trieste e il cui cadavere è stato ritrovato tre settimane più tardi. Al vaglio degli inquirenti ci sarebbero al momento le ricerche che la donna avrebbe effettuato sul proprio cellulare prima di sparire nel nulla.

Secondo quanto riferito dalla trasmissione di Rete 4 Quarto Grado, nella puntata andata in onda venerdì scorso, in uno dei suoi dispositivi sarebbero state rilevate ricerche su "come divorziare senza avvocato" e "quanto tempo per ottenere un divorzio". Non solo. Liliana avrebbe anche digitato su Google "Appartamento a Trieste, di piccole dimensioni, tra i 40 e i 60 metri quadrati".

E ancora, dal numero di chiamate effettuate sarebbe stato rilevato che sempre Liliana avrebbe telefonato 500 volte al marito, Sebastiano Visintin, e 1.100 all'amico Claudio Sterpin.

Liliana Resinovich e il marito Sebastiano Visintin (Facebook)
Liliana Resinovich e il marito Sebastiano Visintin (Facebook)

L'indignazione della Procura di Trieste

Si tratta di informazioni delicate, che potrebbero aiutare a risolvere il giallo sulla morte della 63enne. Talmente delicate, che la Procura di Trieste è intervenuta pubblicamente per esprimere tutta la propria indignazione.

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"Siccome si tratta di attività segreta – ha spiegato il procuratore capo Antonio De Nicolo, come riporta il quotidiano Il Piccolo – sono semplicemente indignato con chi continua a divulgare queste cose. Non con i giornalisti, sia chiaro, che continuano a fare il loro lavoro. Sono indignato con chi evidentemente, invece di tenere la bocca chiusa come il buon senso e il rispetto verso la Resinovich imporrebbe, continua a blaterare scemenze. Io non posso unirmi al coro dei blateranti: non confermo nulla, e quello che può trapelare da me è solo il senso di indignazione nel vedere quanto poco interessa alle persone la segretezza delle indagini come tutela del diritto di arrivare ad una ragionevole verità, e quanto molto interessi invece cercare di farsi pubblicità in qualche modo".

Intanto, continuano gli accertamenti per capire se Liliana si sia tolta la vita o se ci sia qualche responsabile dietro la sua morte.

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