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La morte di Liliana Resinovich

Liliana Resinovich morta “per una soffocazione esterna diretta”: segni di pugni, graffi e afferramenti

Le conclusioni della perizia svolta da Cristina Cattaneo assieme ad altri esperti parlano chiaro: non si tratta di un suicidio. Le evidenze tecniche a disposizione “convergono a delineare uno scenario in cui solo una dinamica omicidiaria estrinsecatasi a mezzo di soffocazione esterna diretta trova concreta motivazione tecnica”.
A cura di Susanna Picone
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Gli esperti che hanno lavorato alla super perizia su Liliana Resinovich lo hanno messo nero su bianco nelle conclusioni dell’atteso elaborato depositato pochi giorni fa: non esistono elementi per dire che la donna morta a Trieste più di tre anni fa si è suicidata. C’è stato l’intervento di “terzi” e ormai si parla chiaramente di omicidio. Verosimilmente, secondo il team di esperti guidato dalla anatomopatologa forense Cristina Cattaneo, Liliana Resinovich è stata soffocata.

Le evidenze tecniche a disposizione "convergono a delineare uno scenario in cui solo una dinamica omicidiaria estrinsecatasi a mezzo di soffocazione esterna diretta trova concreta motivazione tecnica". Ora l’auspicio è che quel corpo sottoposto a due autopsie negli anni possa ancora dire chi è stato ad aggredirla.

Gli esperti nelle loro conclusioni chiedono nuove analisi sugli elementi piliferi emersi "dagli indumenti, dai sacchetti che avvolgevano il capo e dai peli pubici”, suggeriscono "approfondimenti genetici a mezzo di nuove tecnologie di sequenziamento ultramassivo (Ngs) nell'ottica della ricerca di terze persone coinvolte". La Procura di Trieste sarebbe già al lavoro su questo. La speranza è di individuare un possibile Dna sul corpo di Lilli, fermo restando che esiste il rischio di una contaminazione nelle prime fasi delle indagini.

Nelle conclusioni della super perizia si legge che la causa di morte di Liliana Resinovich "è da ricondursi a una asfissia meccanica esterna, tecnicamente soffocazione esterna diretta, contestuale o immediatamente successiva all'applicazione di lesività di natura contusiva eg. afferramenti, urti, compressioni, pugni, graffi, etc. certamente al capo, alla mano destra e molto probabilmente ad altre sedi del corpo, torace e arti".

Liliana Resinovich insieme al marito
Liliana Resinovich insieme al marito

Le indagini microscopiche hanno rivelato che le contusioni indagabili hanno un'epoca di produzione molto prossima alla morte. La nuova perizia spiega anche che la donna è con ogni probabilità morta il giorno in cui è scomparsa – il 14 dicembre 2021 – e non poche ore prima del ritrovamento nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico dove l’hanno trovata nel gennaio successivo, e non c’è alcun elemento che possa portare a pensare a un congelamento del corpo.

L'ipotesi che le lesioni riscontrate sul corpo possano essere attribuite a un evento accidentale risulta tecnicamente “non prospettabile”, e per questo si parla dell’intervento di una terza persona.

Dallo scorso weekend la Procura è al lavoro per esaminare nel dettaglio la perizia lunga oltre 200 pagine. Il primo a prenderne visione è stato il procuratore facente funzioni, Federico Frezza. Il fascicolo è stato poi assegnato alla pm Ilaria Iozzi. A disposizione dei magistrati c'è anche il materiale già raccolto nella prima fase delle indagini.

"La perizia ribalta tutto quello che è stato detto fino ad oggi. Io non riesco più a capire niente. Ho massima fiducia in quel che la Procura ci dirà. Basta sospetti su di me, cercate l'assassino di Lilly”, l’ultimo appello in tv del marito della vittima, Sebastiano Visintin.

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