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La morte di Liliana Resinovich

Liliana Resinovich morta per scompenso cardiaco secondo l’autopsia: si attendono esami tossicologici

Liliana Resinovich è morta per scompenso cardiaco acuto. Lo accerta l’autopsia svolta nel pomeriggio dopo il riconoscimento effettuato in mattinata dal fratello della 63enne scomparsa il 14 dicembre scorso.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Liliana Resinovich è morta per scompenso cardiaco acuto. Questo secondo l'autopsia effettuata nel pomeriggio di oggi martedì 11 gennaio dopo che il fratello della 63enne scomparsa il 14 dicembre a Trieste ha effettuato il riconoscimento della salma trovata lo scorso 5 gennaio nei pressi dell'ex ospedale psichiatrico. L'esame non evidenzia traumi causati da terzi atti a giustificare il decesso. Per avere certezze sulla morte di Liliana occorre attendere gli esami tossicologici secondo quanto reso noto dal Procuratore Antonio De Nicolo tramite comunicato. Gli esami tossicologici non saranno disponibili prima di 30 giorni. Il reato ipotizzato resta il sequestro di persona a carico di ignoti. L'autopsia è stata effettuata dopo il riconoscimento del corpo avvenuto con l'ausilio di alcune foto fornite al fratello della vittima dagli inquirenti

Resta una serie di punti oscuri ancora da chiarie. Dove stava andando Liliana la mattina del 14 dicembre, quando è uscita di casa per l'ultima volta? Secondo le informazioni raccolte dagli inquirenti, quel giorno la 63enne avrebbe dovuto incontrare l'amico Claudio Sterpin, con il quale anni prima aveva avuto una relazione. Secondo quanto rilevato dai messaggi nel cellulare di Liliana, tra i due era nato nuovamente un sentimento che l'avrebbe portata a valutare la separazione dal marito Sebastiano Visintin. L'uomo ha prima detto agli inquirenti di non aver mai avuto sospetti su un'eventuale relazione extraconiugale e poi, messo davanti ai messaggi inviati, ha accusato Sterpin di essersi introdotto con forza prima nella loro vita e poi nella loro relazione.

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Le stesse dichiarazioni di Sebastiano Visintin sono ancora sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti. In una prima versione dei fatti fornita agli investigatori, lui avrebbe lasciato l'abitazione coniugale per andare a testare una nuova GoPro in bici mentre Liliana si stava recando in città per alcune commissioni. In una seconda versione, Visintin asserisce di essere uscito per consegnare dei coltelli ad alcuni supermercati e pescherie. La donna ha lasciato i due cellulari sul tavolo della cucina in tutti e due i casi. Secondo Visintin, una telecamera di sicurezza avrebbe inquadrato Liliana mentre si recava alla pensilina degli autobus per arrivare in città. Gli inquirenti, però, hanno smentito questo particolare. Liliana quindi non si è incamminata verso il capolinea degli autobus, ma si è allontanata a piedi. Forse, prima di sparire nel nulla, è salita sull'auto di qualcuno. "Tutte queste congetture non hanno valore – ha detto Visintin a Ore 14, su Raidue -. Non ho pace e il mio corpo si ribella, trema, non mi lascia riposare. Devo accettare che non c'è più e trovare il perché. Ho parlato con la Questura e ho chiesto scusa se le prime volte non ho detto le cose giuste. Non ritenevo opportuno riferire dei coltelli: svolgo quel lavoro per aiutare la famiglia. Quando ho finito di lavorare con i giornali e sono venuto qui, ero sulle spalle di Lilly. Poi mi sono ripreso e ho fatto qualche lavoretto. Siamo cresciuti insieme e Lilly mi ha aiutato tanto, anche quando è morta mia figlia. Eravamo felici e non so cosa possa essere successo"

Nel pomeriggio, Sebastiano Visintin ha risposto alle domande dei giornalisti sugli esami autoptici in corso. "Non era possibile vedere il corpo di Liliana – ha spiegato – perché stavano effettuando gli esami. L'ho vista tramite fotografia e non ho visto traumi. Questo per me è un momento molto forte. Vederla senza espressione mi ha colpito. Sono rimasto alla Polizia a parlare con loro e poi siamo venuti qui a casa con le chiavi ritrovate per vedere se fossero quelle di Lilly. Non ho nessuna idea su cosa possa essere accaduto, mi fido della polizia. Non mi hanno detto di non allontanarmi e l'ambiente mi è sembrato tranquillo e per niente ostile. Ho incontrato un avvocato disposto ad aiutarmi, ma non ho soldi". L'uomo non ha incontrato il fratello di Resinovich al momento del riconoscimento del cadavere.

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