“Liliana Resinovich morta per lo spavento durante l’aggressione”, l’ipotesi dei familiari
Liliana Resinovich potrebbe essersi sentita male e sarebbe morta dopo essere stata avvicinata e aggredita da qualcuno che avrebbe poi messo in scena il finto suicido facendo ritrovare il suo cadavere molti giorni dopo.
Ne è convinta la cugina della 63enne scomparsa da Trieste e trovata poi morta venti giorni dopo in un boschetto non distante dalla casa in cui viveva col marito Sebastiano Visintin. In questo modo infatti la famiglia di origine della donna spiega la mancanza di segni evidenti di ferite gravi sul cadavere della vittima come emerso dall’autopsia secondo cui Liliana è morta per arresto cardiaco.
“Secondo me l’hanno presa da dietro con i sacchetti in testa, forse voleva allontanarsi dalla persona con la quale magari stava litigando in strada, si è spaventata perché le è mancato l’ossigeno e il cuore si è fermato” ha dichiarato infatti la cugina Silvia che dal primo momento non ha mai creduto all’ipotesi suicidio.
“La mancanza di segni di strangolamento sono spiegabili col fatto che quando lei si sente lo spago si prende l’attacco cardiaco e va giù per terra e non serve stringere più a quel punto” ha sostenuto la cugina interpellata dalla trasmissione Quarto Grado, assicurando: “Non ci fermeremo prima o poi una prova la troveremo”.
Va anche oltre Nicodemo Gentile, l'avvocato che assiste il fratello di Liliana, Sergio Resinovich, secondo il quale la donna prima di morire è stata aggredita e picchiata.
“Con ogni probabilità c’è stato un alterco, un momento di discussione energica e Liliana sicuramente è stata strattonata e colpita e poi, anche in ragione di un’aritmia acuta, è morta. Liliana è stata probabilmente conservata chissà dove, poi è stata trasportata. Anche quella posizione dormiente potrebbe farci pensare alla conservazione iniziale in un bagagliaio. E poi in qualche dolina” ha sottolineato l’avvocato Gentile.
“Ho visto solo due foto, il lato sinistro del volto e la mano con l’orologio”, ha spiegato invece il fratello di Liliana ricordando però che sul lato destro del volto di Liliana c’erano dei traumi, l’occhio tumefatto, segni sullo zigomo e la narice, “come se avesse ricevuto un cazzotto”.
“La perizia medico legale tenta di svilire i segni traumatici che invece vanno letti in modo globale, ma non sono nemmeno stati datati”, ha concluso l’avvocato Gentile