“Liliana Resinovich morta per asfissia provocata da terzi”: le nuove indiscrezioni sulla perizia
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La perizia tanto attesa su Liliana Resinovich ancora non è stata depositata – salvo ulteriori rinvii sarà nota a fine mese – ma continuano ad arrivare indiscrezioni su quanto potrebbe essere accaduto alla donna scomparsa da Trieste nel dicembre del 2022 e ritrovata in un boschetto dell’ex ospedale psichiatrico il 5 gennaio successivo.
Secondo quanto reso noto nel corso dell’ultima puntata di Quarto Grado, Liliana Resinovich potrebbe essere morta per una asfissia provocata da terzi. Qualcuno ne avrebbe dunque causato il decesso soffocandola con i sacchetti o strozzandola. Un omicidio quindi, e non un suicidio come ipotizzato durante le prime indagini. Non si sarebbe trattato di una asfissia autoindotta.
Questa indiscrezione, se verrà confermata dalla perizia della professoressa Cattaneo, potrebbe cambiare il corso delle indagini sul giallo di Trieste. A respingere, da sempre, l’ipotesi del suicidio i familiari di Liliana Resinovich –dal fratello Sergio alla cugina Silvia – che continuano a sostenere la tesi dell’aggressione. “Finalmente qualcuno capirà che non ci inventavamo le cose, che dicevamo la verità”, dice adesso la cugina Silvia. Anche l’amico Claudio Sterpin ha spesso parlato di un “pestaggio” ai danni di Lilli.
A ipotizzare uno strozzamento il professore Vittorio Fineschi, consulente di Sergio Resinovich: a suo dire ci sarebbe stata una compressione letale che avrebbe causato anche la frattura di una vertebra e questo secondo il professore spiegherebbe anche l’assenza di lividi sul collo della donna. Se le cose fossero andate così quei sacchi biodegradabili che Liliana aveva sulla testa quando è stata trovata morta non avrebbero avuto un ruolo nel decesso.
Il fratello è convinto che qualcuno li ha messi sulla testa della donna per non sporcare tutto col sangue: c’è da dire che sugli abiti di Resinovich, come sui sacchi neri dentro cui era stata nascosta, non c’era alcuna traccia ematica. Sui sacchi non c’erano nemmeno impronte digitali, né della vittima né di ipotetici assassini. "Possibile siano stati usati dei guanti?", la domanda spesso avanzata in questi anni. Di certo il gip, respingendo la richiesta di archiviazione, ha chiesto di analizzare un guanto sinistro repertato vicino al luogo in cui è stato trovato il corpo.
La speranza è che la perizia medico legale che dovrebbe arrivare il 28 febbraio darà finalmente delle risposte sul giallo di Trieste: ricordiamo che inizialmente l'elaborato avrebbe dovuto essere sul tavolo della pm Maddalena Chergia nel dicembre 2024, poi era stato posticipato a metà gennaio e poi ancora al 15 febbraio. La perizia viene svolta dall'antropologa forense Cristina Cattaneo e dai medici legali Stefano Tambuzzi e Biagio Eugenio Leone e all'entomologo Stefano Vanin.