Liliana Resinovich, le perizie della famiglia per riaprire il caso: “Ci sono caselle email mai viste”
“Tra le varie cose che abbiamo indicato al giudice ci sono degli account di posta elettronica che sono stati ritrovati, ma mai ispezionati, e una posta elettronica può contenere di tutto” lo ha rivelato l’avvocato del fratello di Liliana Resinovich dopo il rinvio della decisione sull’archiviazione del caso da parte del Gip che si è riservato la scelta nell’ultima udienza al Tribunale di Trieste.
La famiglia di Liliana Resnovich da sempre non crede all’ipotesi del suicidio della donna come invece sostiene la Procura e si è opposta all’archiviazione delle indagini sulla morte della donna, trovata senza vita in circostanze mai chiarite del tutto nel parco dell'ex ospedale psichiatrico di San Giovanni il 5 gennaio del 2022 dopo una denuncia di scomparsa da parte del marito nel dicembre del 2021.
Per questo sono stati presentati al Gip vari documenti per chiedere un prolungamento delle indagini e accertare i molti aspetti oscuri della vicenda. “Abbiamo portato tante argomentazioni a sostegno di una riapertura delle indagini nell’interesse di tutti. Noi non abbiamo chiesto condanne, chiediamo che si continui a indagare” ha dichiarato l’avvocato Nicodemo Gentile a “Chi l’ha visto?”, legale di Sergio Resinovich. “Io auspico che si vada avanti nelle indagini e che gli inquirenti abbiano tutto il tempo per scoprire cosa sia successo a mia sorella“ ha dichiarato il fratello di Liliana.
“Siamo partiti dalla medicina legale perché ci sono lesioni sul corpo di Liliana che ci dicono che bisogna approfondire” ha detto l’avvocato Gentile mentre gli altri avvocati chiedono di approfondire anche i rapporti con parenti e amici della donna. Sicuramente molte delle richieste dei parenti riguardano i molti elementi emersi, sia della vita privata della donna sia sul luogo del ritrovamento del cadavere che non corrisponderebbero con l’ipotesi del suicidio.
Oltre ai dati medico legali, però, a sostegno della richiesta di riaprire le indagini, la famiglia ha portato anche delle perizie informatiche che indicano la presenza di account di posta elettronica di Liliana Resinovich sul telefono della vittima che non sono stati mai analizzati dagli inquirenti. Sarebbero quattro account mai esplorati. “Un indirizzo email può contenere di tutto, biglietti, foto e altro, non è un elemento secondario” ha ricordato l’avvocato Gentile.