Liliana Resinovich, l’avvocato Cozza: “Sul corpo ferite importantissime, si tratta di morte violenta”
“Sebastiano Visintin è una persona offesa come la mia assistita, deve cercare insieme a noi di trovare la verità. Noi stiamo attendendo con ansia gli accertamenti, nei prossimi giorni verranno visionati nuovamente quei vetrini formati dopo la nuova autopsia. Attendiamo delle risposte, noi ci auguriamo risposte soprattutto su cause e tempi della morte e sulla conservazione del cadavere”. A parlare è l’avvocato Antonio Cozza, legale di Silvia Radin, cugina di Liliana Resinovich, trovata morta a Trieste nel gennaio di due anni fa.
L’avvocato, intervenuto nel corso della trasmissione Mattino5, ha ribadito ancora una volta che la sua assistita non ha mai creduto alla pista del suicidio e questo perché ci sono degli elementi che vanno nella direzione di una morte violenta.
Della perizia medico-legale richiesta all’antropologa forense Cristina Cattaneo per fare chiarezza sulle cause che hanno portato alla morte della 63enne nei giorni scorsi ha parlato anche il procuratore capo di Trieste, Antonio De Nicolo, il quale ha ribadito che è quello “il tassello” che si attende.
"Basta guardare le foto del corpo per capire che non si tratta di suicidio"
Intanto l’avvocato Cozza ha detto in trasmissione che “basta guardare le foto del povero corpo di Liliana per capire che non si è trattato di suicidio”. La moglie di Sebastiano Visintin aveva – ha spiegato Cozza – delle ferite importantissime, ecchimosi importanti, anche il naso fratturato, e i consulenti di parte “ci dicono cose ben precise”. “Noi riteniamo sia il risultato di un corpo contundente: ha anche lesioni sulle mani, da afferramento e da difesa. Chi l’ha trovata la descrive in posizione fetale, come addormentata, poi non ci sono sue impronte. Potrebbe aver ricevuto un pugno – c’è una lesione importante sulla tempia – o colpita da un corpo contundente. Questa è la nostra ricostruzione”, è la tesi dell’avvocato della cugina di Lilli.
Cozza ha tra le altre cose affermato che Liliana Resinovich presentava anche delle microlesioni sulle labbra, segno che qualcuno potrebbe averle messo le mani sul volto. “Escludiamo la tesi del suicidio perché, nonostante le lacune nelle indagini, appare chiaro che si tratta di una morte violenta”, ha concluso.
Il fratello Sergio nel giorno del compleanno di Liliana Resinovich
A non credere al suicidio anche il fratello di Liliana, Sergio Resinovich, intervenuto tramite il suo legale Nicodemo Gentile il 26 aprile scorso, giorno del compleanno di Lilli. “Solo una valutazione completa e globale di tutti i flussi informativi acquisiti, l'incrocio di tutti i dati che vengono dalla scienza (informatica, medicina legale, tossicologia, botanica, criminalistica) con i comportamenti e i racconti, spesso anomali e sospetti, dei protagonisti di questa storia, potrebbe dipanare questa intricata matassa”, ha detto Gentile, secondo cui “dare la verità in appalto alla medicina legale soprattutto al primo accertamento, straripante di errori e macroscopiche violazioni dei protocolli operativi di base, è un grave errore di metodo”.
Secondo l’avvocato di Sergio Resinovich, "colui o coloro" che hanno causato la morte di Liliana, "scorrazzano ancora a piede libero nelle nostre città, magari sentendosi scaltri e inafferrabili come i peggiori gaglioffi".