Liliana Resinovich, parla Claudio Sterpin: “Se fosse stata viva dopo il 14 dicembre, mi avrebbe avvertito”
"Se Liliana fosse stata viva dopo il giorno della sua scomparsa – il 14 dicembre 2021 – avrebbe fatto di tutto per avvertirmi o per avvertire Sergio, il fratello. Oppure era costretta…". Sono le parole di Claudio Sterpin, l'amico di Liliana Resinovich, oggi in Tribunale in occasione dell'udienza preliminare del Gip del Tribunale di Trieste, Luigi Dainotti.
Quest'ultimo si è riservato di decidere in merito al caso della 63enne scomparsa quel giorno di dicembre e ritrovata senza vita il 5 gennaio del 2022 nel boschetto dell'ex Ospedale Psichiatrico di San Giovanni. Nell’udienza che si è svolta oggi ha rimandato ai prossimi giorni la scelta sull’archiviazione delle indagini.
Sterpin ha detto di essere stato contattato nuovamente dalla Questura dove si recherà nei prossimi giorni per motivi "che non conosce" ma potrebbe trattarsi anche di vicende non strettamente legate al caso di Liliana. L'uomo non ha dubbi sul fatto che Liliana "non si sia suicidata. Il suicidio non è nemmeno una verità di plastica – ha detto – e poi, con quelle modalità …". Le indagini, invece, secondo lui dovrebbero "soprattutto spiegare dove è stata Liliana per venti giorni, viva o morta".
Io sono "convintissimo che Liliana è morta il 14 dicembre e poi c'è stata tutta quella messa in scena per fingere il suicidio"; una messa in scena che "non può essere stata fatta da una sola persona. Poi il chi e il perché è un punto enorme di domanda". Sterpin si è soffermato anche sull' orologio fermo alle 9:17. Vorrà dire qualcosa?", si è chiesto. Le speranze, insomma, sono che "le indagini proseguano e in maniera congrua"