Liliana Resinovich, l’ipotesi del fratello: “Uccisa da un parente per motivi economici”
A uccidere Liliana Resinovich, la 63enne scomparsa il 14 dicembre a Trieste, sarebbe stato secondo il fratello Sergio un uomo appartenente alla cerchia familiare che fino ad ora sarebbe rimasto "lontano dai riflettori". Sono questi i dettagli che emergono da un documento depositato nei giorni scorsi in Procura e che ora è sul tavolo del pubblico ministero Maddalena Chergia, titolare dell'inchiesta. Secondo il fratello di Resinovich, a uccidere la donna sarebbe stato un parente di cui è stato fornito nome e cognome.
Alla base dell'omicidio vi sarebbero motivi economici secondo quanto depositato. Il responsabile si aspettava, secondo quanto riportato nei documenti, un aiuto economico mai ricevuto. Il fratello Sergio ritiene impossibile invece l'ipotesi del suicidio, perché in quel caso avrebbe lasciato scritto qualcosa per lui e per la nipotina alla quale Resinovich era particolarmente legata. Anche l'amico della donna, Claudio Sterpin, e il marito Sebastiano Visintin hanno creduto fin dall'inizio alla pista dell'omicidio.
Le forze dell'ordine mantengono il massimo riserbo sul contenuto della memoria depositata dal fratello della vittima e stanno conducendo accertamenti per verificare quanto testimoniato dall'uomo. La morte di Liliana Resinovich resta ancora un mistero: la donna si è allontanata da casa la mattina del 14 dicembre per recarsi in centro a fare alcuni acquisti. Una telecamera di videosorveglianza poi l'ha ripresa mentre si allontanava a piedi diretta verso l'ex ospedale psichiatrico. Queste sono le ultime tracce della vittima.
Il corpo della 63enne è stato ritrovato il 5 gennaio scorso nei giardini dell'ex ospedale psichiatrico. La Procura ha dato l'ok alla sepoltura dopo l'autopsia, ma si attende l'esito degli esami tossicologici e gli accertamenti sui reperti trovati accanto al suo cadavere. Secondo le verifiche effettuate, la donna sarebbe morta poco dopo la scomparsa.