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Liliana Resinovich, il 5 giugno la decisione sull’archiviazione: tre le richieste di opposizione

Il 5 giugno 2023 il gip di Trieste è chiamato a decidere sulla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura sul caso di Liliana Resinovich. Tre le opposizioni presentate dal fratello, dal marito e dalla nipote della 63enne trovata morta il 5 gennaio 2022.
A cura di Chiara Ammendola
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Sebastiano Visintin e Liliana Resinovich
Sebastiano Visintin e Liliana Resinovich
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È stata fissata per il prossimo 5 giugno l'udienza con la quale il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Trieste è chiamato a decidere sull'archiviazione del caso Liliana Resinovich, la donna di 63 anni scomparsa il 14 dicembre 2021 dalla città capoluogo del Friuli Venezia Giulia e trovata morta il 5 gennaio 2022. Secondo la Procura Lilly, così come la chiamavano il marito, il fratello e gli amici, si è suicidata: chi la conosce invece non crede a questa ipotesi ed è per questo che si è opposto all'archiviazione.

Le opposizioni in totale sono tre, quella presentata dal fratello Sergio (assistito dall’avvocato Nicodemo Gentile), dalla nipote Veronica (assistita dall’avvocato Federica Obizzi) e quella del marito Sebastiano (assistito dall’avvocato Paolo Bevilacqua). Tutti e tre non ritengono plausibile la ricostruzione avanzata dalla Procura che vede Liliana suicida in un momento non ben preciso al massimo tre giorni prima del ritrovamento del suo cadavere, ma soprattutto vogliono che venga fatta luce sui tanti punti oscuri di una morte mai del tutto chiarita.

Liliana Resinovich
Liliana Resinovich

"Per noi è fondamentale capire quando Liliana è morta – ha spiegato l'avvocato Nicodemo Gentile, presidente dell'Associazione Penelope – un'escoriazione sulle dita della mano destra è stata interpretata dai nostri tecnici come sospetto segno di afferramento. Ciò andrebbe a disintegrare l'ipotesi suicidiaria". Gentile ha annunciato che con il contributo che viene depositato "abbiamo cercato solo di fare una ‘fotografia' della situazione e consegnarla al giudice che poi deciderà nel rispetto di tutte le parti e della verità".

Il riferimento è alla consulenza del professore Vittorio Fineschi dell’Università di Roma “La Sapienza” che insieme al dottore Stefano D’Errico dell’Università degli Studi di Trieste, è stato incaricato dalla famiglia di Liliana Resinovich di analizzare i risultati dell'indagine sulla morte della 63enne sotto il profilo tecnico-scientifico.

Liliana Resinovich
Liliana Resinovich

Secondo il professor Fineschi il fatto che non siano state trovate prove a conferma dell'omicidio non significa automaticamente che Liliana Resinovich si sia tolta la vita. Inoltre una delle ipotesi più importanti, ovvero il fatto che il corpo sia stato congelato dopo la morte è stata esclusa senza un riscontro scientifico. I segni trovati sul corpo della donna insieme a una lunga serie di errori durante gli esami effettuati sul corpo di Liliana indicherebbero che "non vi è certezza né del giorno della morte né del suicidio", ed è per questo che le indagini devono andare avanti.

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