“Liliana Resinovich è stata uccisa”: cosa c’è scritto nel documento del fratello inviato in Procura
Liliana Resinovich non si sarebbe suicidata ma sarebbe stata uccisa: è quanto sostiene Sergio, il fratello della donna di 63 anni scomparsa da Trieste nel dicembre scorso e poi trovata morta a inizio gennaio nel Parco di San Giovanni, non distante dalla casa in cui viveva col marito Sebastiano Visintin. Secondo quanto rivela il sito TriestePrima, il fratello di Liliana questo pomeriggio ha inviato in Procura un documento nel quale sostiene che, a suo dire, la sorella appunto sarebbe vittima di un omicidio.
I documenti del fratello di Liliana e di Claudio Sterpin
Gli inquirenti sulla vicenda mantengono il massimo riserbo. La memoria, che è stata messa agli atti, segue a un analogo documento che nei giorni scorsi era stato depositato da Claudio Sterpin, amico di Liliana, contenente di fatto le stesse convinzioni, ovvero che la sessantatreenne non si sarebbe suicidata. Entrambi gli uomini, sia l’amico Sterpin che il fratello Sergio, sin dall’inizio del giallo di Trieste hanno ribadito in più occasioni di essere convinti della pista dell’omicidio.
Gli esami sui reperti trovati accanto al cadavere
Le analisi sul corpo di Liliana Resinovich non hanno dato certezze a chi indaga: la causa di morte è stata individuata in uno scompenso cardiaco acuto e in attesa degli esiti degli esami tossicologici gli inquirenti potranno avere risposte dalle risultanze degli accertamenti in programma oggi nei laboratori della Polizia scientifica di Milano. Esami non ripetibili su alcuni reperti trovati sul corpo di Liliana, dalla biancheria intima alle chiavi, come sulla bottiglietta trovata accanto al cadavere, un guanto elastico e un cordino. Per i risultati di questi esami, che potrebbero essere importanti per risolvere il giallo di Trieste, si dovrà ancora attendere.