Bisognerà ancora attendere circa un mese per conoscere gli esiti della perizia collegiale affidata alla professoressa Cristina Cattaneo, congiuntamente ad altri esperti (Stefano Tambuzzi e Biagio Eugenio medici legali, Stefano Vanin, entomologo forense), per avere risposte sulla morte di Liliana Resinovich. L’antropologa forense ha infatti chiesto un’ulteriore proroga per la consegna della perizia medico-legale che le è stata affidata.
È lecito, a fronte di un secondo slittamento e a tre anni dal ritrovamento del cadavere di Lilly nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste, domandarsi a cosa sia dovuta questa ulteriore richiesta.
La seconda autopsia rientra tra gli approfondimenti richiesti dal GIP Luigi Dainotti, che il 13 giugno del 2023, rigettando la richiesta di archiviazione, aveva disposto un’indagine per omicidio volontario e sequestro di persona, elencando 25 punti da verificare.
Richieste, quelle avanzate dal GIP, molto specifiche, che non riguardano esclusivamente gli aspetti medico-legali, ma prevedono ulteriori attività d’indagine anche rispetto la personalità di Liliana, attraverso l’acquisizione degli account in suo possesso, rispetto le persone che lei frequentava, attraverso l’acquisizione dei dispositivi in uso a Sebastiano Visentin e a Claudio Sterpin (rispettivamente il marito e il presunto amante), compresa la GoPro che Sebastiano avrebbe indossato la mattina in cui Lilly scompariva, durante il suo giro in bici tra le 12.16 e le 13.33.
Il GIP ha richiesto inoltre di analizzare i tabulati in uso a Sebastiano e Claudio, ma anche al figlio di Sebastiano e a Fulvio Covalero, oltre agli altri soggetti attenzionati, in modo da poter rilevare la posizione di chi li stava utilizzando. Sono stati richiesti inoltri anche specifici esami genetici e tecnico-informatici.
In riferimento alla perizia affidata alla professoressa Cattaneo, le attività condotte hanno come focus la determinazione delle cause e dell’epoca della morte, dovendo definire pertanto se questa possa essere riconducibile a un’azione autolesiva o all’intervento di terze persone, anche attraverso l’esame delle lesività presenti sul corpo di Liliana, individuandone l’origine e come sono state prodotte, tenendo in considerazione le lesività riscontrate in sede di primo esame autoptico.
Dalle indiscrezioni trapelate fino ad ora durante la seconda autopsia, sul corpo di Liliana sarebbero state individuate una lieve frattura alla lamina della seconda vertebra toracica, una piccola ferita sopra lo sterno e un’emorragia sotto la mano destra oltre alle lesioni di cui era già stato riferito all’esito della prima autopsia.
La professoressa Cattaneo quindi, insieme agli altri esperti, avrebbero trovato sul corpo di Lilly, un complesso lesivo che mal si concilierebbe con l’ipotesi di una caduta accidentale, come stabilito in origine dal primo medico legale.
È possibile pertanto, che in questa seconda fase di indagine, nel tentativo di accertare quanto accaduto a Lilly, le richieste di proroga abbiano lo scopo di approfondire alcuni aspetti medico-legali in base a quanto emerso anche all’esito degli approfondimenti degli altri esperti?
Sempre da indiscrezioni, si potrebbe ipotizzare che il corpo di Liliana, al momento del ritrovamento, fosse nel boschetto da poco tempo, non essendo stato attaccato da animali o dagli insetti che sono stati rinvenuti sul cadavere. Insetti, come le formiche, che lo avrebbero colonizzato ma non se ne sarebbero cibate, forse proprio a causa di un raffreddamento anomalo del cadavere che lo avrebbe reso quindi meno appetibile.
Si attenderebbero inoltre ulteriori risposte anche dall’analisi del microbiota (insieme dei microrganismi come batteri, funghi e protozoi che naturalmente convivono nel nostro organismo) che potrebbe fornire informazioni in riferimento alla datazione della morte. Un metodo ancora sperimentale utilizzato nei laboratori di Londra.
Forse gli esiti di questo accertamento non sono ancora disponibili? O in base a tali esiti, ottenuti con un metodo sperimentale il cui valore probatorio potrebbe risultare debole, la professoressa o la procura hanno ritenuto opportuno effettuare approfondimenti sui campioni di tessuto prelevati dalle lesioni presenti sul corpo di Liliana, in attesa di esiti scientificamente validi?
Questo ulteriore slittamento del deposito della perizia apparirebbe pertanto verosimilmente compatibile con un accertamento corale della verità, che preveda una risposta dei quesiti medico-legali in considerazione delle altre evidenze emerse. Difficile al momento stabilire in quale direzione si stia andando, se a conferma dell’ipotesi iniziale di un suicidio o al contrario a sostegno di un’azione omicidiaria.
A prescindere da quelle che saranno le risposte ai quesiti che verranno fornite, tanta premura nello svolgimento delle attività peritali appare doverosa nel tentativo, a distanza di più di tre anni, di arrivare alla verità sulla morte di Liliana.