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Liliana Resinovich e gli errori nel ritrovamento del cadavere: “Contaminazione e scena inquinata”

“Quell’accertamento non ha seguito prassi e metodologia medico legale e così si sono persi tanti elementi che potevano chiarire il caso”, è netto il giudizio negativo del perito medico legale della famiglia di origine di Liliana Resinovich, il prof. Vittorio Fineschi, alla luce del video delle operazioni effettuate dopo il ritrovamento del corpo.
A cura di Antonio Palma
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Liliana Resinovich
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Nel ritrovamento del cadavere di Liliana Resinovich ci sarebbero stati degli errori evidenti che avrebbero compromesso la possibilità di accertare alcuni elementi chiave come la data di morte della donna. È quanto sostiene il perito della famiglia di origine di Liliana, il prof. Vittorio Fineschi, alla luce del video delle operazioni effettuate dopo il ritrovamento del corpo e mostrato a “Chi l’ha visto?”.

“Manipolando la testa è stata compromessa la rigidità cadaverica”, ed è da “errore blu anche la mancata rilevazione della temperatura” ha spiegato l’esperto ai microni della trasmissione di RaiTre, commentando il video girato dagli stessi inquirenti al momento del ritrovamento del corpo della 63nne, avvenuto il 5 gennaio del 2022 nel boschetto dell'ex Ospedale psichiatrico di San Giovanni a Trieste.

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Nel video si vede che “si tocca, si sposta, si tira da un lato e poi dall’altro e questo vince la possibile rigidità cadaverica al livello del collo che infatti fu descritta come particolare rispetto agli altri arti” ha spiegato Fineschi, aggiungendo: “Il sopralluogo è fondamentale e ha delle procedure e una prassi, si fotografa e si congela la scena ma tutto questo non è stato fatto”.

Secondo i legali della famiglia di origine di Liliana Resinovich, non sarebbero state rispettare procedure e protocolli a partire dalla mancanza di mascherine e tute per non inquinare le prove. Dal video si evince che gli operatori su posto hanno spostato più volte il cadavere con lo scopo principale di identificarlo da alcuni elementi fisici o accessori che indossava la donna.

Netto il giudizio del consulente di parte: “Quell’accertamento non ha seguito prassi e metodologia medico legale e dispiace perché così si sono persi tanti elementi che potevano chiarire il caso”. “C’è un problema di contaminazione, la scena è inquinata” ed è stata “vanificata la possibilità di poter svolgere le indagini di laboratorio che spesso sono dirimenti per trovare del materiale biologico e quindi del Dna” ha sottolineato ancora il professor Vittorio Fineschi.

Liliana Resinovich
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“Si è spostato il cadavere nel tentativo di riconoscere Liliana Resinovich da un ciuffo di capelli che non era la priorità. Inoltre c’è il dato della mancanza di qualsiasi rilevazione della temperatura. Errore grave perché è una delle prime cose che si fa per stabilire epoca della morte” ha spiegato l’esperto di Medicina Legale.

Secondo il consulente, l’epoca della morte non è ricostruibile dalla Tac che è stata effettuata dopo tre giorni dalla scoperta del cadavere. Per questo non è d’accordo con la ricostruzione dei consulenti della Procura che fanno risalire il decesso della donna a 48-60 ore prima del ritrovamento. “Non c’è solidità nei dati, è una forbice basata su temperatura mai presa, sulla ipostasi rilevata dopo sei giorni dalla scoperta del corpo e su un Tac fatta tre giorni dopo” sostiene il medio legale.

“È stata una partita giocata malissimo speriamo che si possa tornare indietro e trovare qualcosa. Abbiamo sempre detto che bisogna ripartire dalla medicina legale” ha aggiunto l’avvocato Nicodemo Gentile dell’associazione Penelope che sostiene il fratello di Liliana, Sergio Resinovich, e ha chiesto la riesumazione del cadavere per nuove analisi.

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