Se dovessi paragonare il dramma che avvolge la morte di Liliana Resinovich lo paragonerei sicuramente a quello più famoso di Luigi Pirandello. Perché, come nell’opera del drammaturgo, sei sono i personaggi che, ogni giorno che passa, sembrano sempre più in cerca d’autore. Sebastiano, Claudio, Sergio, Piergiorgio, Silvia, Fulvio. Protagonisti proprio come quelli al centro del dramma più famoso del decadentista. E lo sono per motivazioni evidenti. Più passano i giorni, più in tutta questa storia diventa maggiormente labile il confine che separa la persona dal personaggio. E proprio come nel dramma di Pirandello, anche qui, va progressivamente realizzandosi una frammentazione personale e temporale.
In questo dramma dai margini sbiaditi sono tornata a ragionare in termini di analisi comportamentale. Difatti, ieri sera, per la prima volta, è stato possibile analizzare globalmente il linguaggio non verbale di Claudio Sterpin. Ciò in considerazione del fatto che, a differenza di altre interviste, davanti alle telecamere di "Chi l'ha visto?" l’uomo non indossava né il cappello né la mascherina. In chiusura, poi, ho fatto qualche riflessione anche sulla memoria di Liliana Resinovich.
C’è un primo interessante gesto che fa Claudio (e che non poteva essere colto con la mascherina). Sia mentre parla sia mentre guarda i video mostratigli fa sporgere velocemente la lingua fuori dalla bocca. È un movimento solo parziale ed esprime un sentimento di tensione che sfugge al controllo razionale. Infatti, è un gesto che viene osservato maggiormente negli individui che sperimentano improvvise situazioni di imbarazzo, ma anche in individui che mentono.
Incrociare le braccia è un evidente gesto di chiusura. E ha diverse varianti. Nella trasmissione televisiva andata in onda ieri sera, Claudio Sterpin ha compiuto tale gesto svariate volte mostrando non solo la forte tensione avvertita, ma anche il sentimento di frustrazione e impotenza rispetto a quanto accaduto: la morte di Liliana.
In un breve passaggio, inoltre, giocherella con la mascherina ffp2 e, nel farlo, talvolta pone le mani in posizione di freccia: espone, cioè, soltanto gli indici. È un gesto compiuto da una persona sconsolata che, al contempo, sta sperimentando un fastidio. Un fastidio derivante dall’impossibilità di esprimersi liberamente e dire liberamente ciò che pensa. In questo senso, è lampante comprendere che cosa vorrebbe gridare a gran voce Claudio. Magari proprio in riferimento a Sebastiano.
Anche la postura è in grado di fornire indicazioni chiare sulla condizione emotiva di una persona. Claudio ha le spalle curve e tende a piegare leggermente la testa in avanti. Atteggiamenti, questi, che denotano tristezza, tensione e un generalizzato stato di irrigidimento non solo fisico, ma anche emotivo.
Cosa ci dice l’analisi comportamentale
Sicuramente, a differenza di quanto accaduto in altre circostanze, il suo atteggiamento è risultato meno sbrigativo. Anche in questa circostanza, con lo sguardo, non ha mancato di rivolgere l’attenzione in alto alla sua destra e neppure di mantenere gli occhi sgranati. Tuttavia, analizzando complessivamente, il suo comportamento non verbale, è possibile concludere quanto segue. Seppur riscontrabile, come anticipato, alcuni segni riconducibili a un’incongruenza (ciò che dico con le parole non trova conferma nei gesti), il linguaggio non verbale permette di classificare Claudio come una persona nel complesso sincera. Che piange lacrime vere.
Certamente, a mio avviso, non racconta totalmente quella che è stata la sua relazione con Liliana (questo giustificherebbe le incongruenze). Un ragionamento fatto a prescindere dalla medaglietta e dal fatto che la donna si recasse da lei per stirargli le camicie. Non è difficile comprendere il perché non voglia rivelare dettagli intimi della relazione. Ai morti si devono dei riguardi. Oltre alla verità.
La memoria di Liliana Resinovich
Anche in questa storia, come in ogni storia di cronaca nera che si rispetti, è il cattivo (o il presunto tale) a scriverla. Il giallo per la morte di Liliana Resinovich non rappresenta certamente l’eccezione. E infatti, come ho sottolineato in apertura, lei non è nei sei personaggi in cerca d’autore di questo dramma. Non lo è stata e non lo sarà. Eppure, ad ogni costo, in queste settimane si è cercato di assimilarla a uno dei “protagonisti”. Dimenticandoci che si tratta prima di tutto di una persona morta in circostanze tutte da chiarire. Dimenticandoci della sua riservatezza e del suo modo di essere garbato. Dimenticandoci il suo modo di essere composto e che, come tale, non avrebbe in alcun modo gradito le personalità che stanno tentando di cucirli addosso.