Liliana Resinovich, Cos’è la manovra chokehold che potrebbe essere stata usata per uccidere la donna

Liliana Resinovich è morta soffocata per mano esterna dopo un’aggressione da cui ha tentato anche di difendersi. Lo ha stabilito la superperizia medico legale ora al vaglio degli inquirenti che indagano sulla morte della 63enne triestina che la stessa perizia fa risalire al 14 dicembre 2021. Diverse le ipotesi avanzate dai periti sulla possibile dinamica del delitto tra cui un soffocamento derivante dalla tecnica del chokehold.
“Le evidenze tecniche a disposizione, convergono a delineare uno scenario in cui solo una dinamica omicidaria estrinsecatasi a mezzo di soffocazione esterna diretta trova concreta prospettazione tecnica” si legge nero su bianco nella perizia medico legale sul corpo di Liliana Resinovich.
Le principali dinamiche prospettate dal team di specialisti a cui è stato affidato l’esame post mortem sulla donna ipotizzano “una colluttazione e soffocazione esterna con mano o oggetto morbido o sacchetto sul volto”, o una “colluttazione rapidamente seguita dall’asfissia esterna” o una “perdita di coscienza per la soffocazione esterna (o per le lesioni cerebrali) con successiva morte per confinamento dovuto alla apposizione dei sacchetti al capo in un secondo momento (ravvicinato) da parte di terzi”.
In questo contesto, secondo i periti, merita particolare attenzione una “frattura perimortale alla faccetta articolare superiore sinistra della vertebra toracica T2”. Si tratta di lesioni che sono solitamente riconducibili a “traumi rotazionali o compressivi” di collo e testa, causati da “movimenti che includono rotazione, flessione antero-posteriore, flessione laterale e/o distrazione del rachide”.
In pratica nel caso di Lilliana Resinovich, secondo la perizia, ci si trova davanti a un’anomala flessione o da una combinazione di flessione e rotazione della parte cervico-toracico della donna. Un movimento anomalo di collo e testa, probabilmente causato da terzi, che si può realizzare “nell’afferramento e trazione della testa di un individuo, incluso il chokehold, manovra di afferramento da tergo con incavo dell'avambraccio dell’aggressore che avvolge il collo che tuttavia può non lasciare segni evidenti al tegumento” spiegano i periti nelle loro conclusioni.
Il chokehold, letteralmente "presa per il collo", è una manovra che, stringendo il braccio attorno al collo di una persona, riduce l'afflusso di sangue al cervello e, di conseguenza, la sua capacità di movimento, e che in usi prolungati porta alla morte della persona afferrata.
Un'ipotesi che si innesta in una dinamica di “soffocazione esterna diretta con afferramento e compressione almeno di una parte del volto, specie se inserita in un contesto di colluttazione o, comunque, di movimenti compiuti dalla donna nel tentavo di divincolarsi da parte della vittima e di immobilizzare da parte dell’aggressore” conclude la perizia sul corpo di Liliana Resinovich.