Liliana Resinovich, secondo i consulenti “non si può escludere che il cadavere sia stato congelato”
“Il cadavere di Liliana è stata occultato, sicuramente in un ambiente protetto e chiuso, e non all'aperto. L'ipotesi del congelamento è stato esclusa dalla Procura ma non si sa perché: dire che non ci sono prove che sia stato un omicidio non basta a dire che sia un suicidio”, così il professore Vittorio Fineschi dell’Università di Roma “La Sapienza” che insieme al dottore Stefano D’Errico dell’Università degli Studi di Trieste, è stato incaricato dalla famiglia di Liliana Resinovich di effettuare una consulenza tecnica tesa a riesaminare i risultati dell'indagine sulla morte della 63enne che hanno spinto la Procura di Trieste a chiedere l'archiviazione del caso.
Secondo il consulente dunque il fatto che non siano state trovate prove a conferma dell'omicidio non significa automaticamente che Liliana Resinovich, scomparsa il 14 dicembre 2021 e trovata cadavere il 5 gennaio 2022, a poche centinaia di metri da casa, avvolta in due sacchi neri, si sia tolta la vita. Inoltre una delle ipotesi più importanti, ovvero il fatto che il corpo sia stato congelato dopo la morte è stata esclusa senza un riscontro scientifico.
“Non si può scartare l'ipotesi che il corpo sia stato congelato e in questo senso non sono state fatte le indagini giuste, come analisi o esami specifici atti a individuare segni di congelamento – spiega – i risultati emersi da un'analisi che abbiamo fatto fare a un'esperta di radiologia forense non fanno che accrescere i dubbi sul fatto che forse il cadavere abbia avuto un periodo di soggiorno in ambiente controllato”.
Secondo il consulente dunque non si può quindi escludere che sia stato congelato o mantenuto per lungo tempo a temperature controllate e molto basse, senza sbalzi termici "come una cella frigorifera o un'ambiente naturale come una grotta o una foiba". “Il cadavere di Liliana è stata occultato – prosegue – in un ambiente protetto e chiuso, e non all'aperto. Il congelamento è stato escluso ma non si sa perché, dire che non ci sono prove che sia stato un omicidio non basta a dire che sia un suicidio”.
Tanti gli elementi che sarebbero stati trascurati, secondo il professore Fineschi, e tanti quelli che potrebbero aver restituito delle false verità, a partire dal giorno della morte della 63enne. “L'ora della morte viene stabilita sulla base dell'esame Tac effettuato tre giorni dopo il ritrovamento del corpo di Liliana – spiega il consulente – il dato delle 48/64 ore come data della morte rispetto al ritrovamento del cadavere non è quindi affatto solido”.
Secondo Fineschi "il 5 gennaio, ovvero quando il cadavere è stato ritrovato, doveva essere fatta la rilevazione della temperatura che non è stata fatta". “L'autopsia sul corpo di Liliana è stata effettuata il giorno 11 – prosegue – e in quei sei giorni il corpo di Lilly è stato conservato a una temperatura controllata, ma superiore ai 12 gradi, che consente lo sviluppo di fenomeni putrefattivi, questo ci porta a dire che l'epoca della morte è tutta da interpretare”.