Liguria, dal 1° aprile a casa oltre 300 sanitari: “Ci chiamavano angeli, ora siamo precari”
"Mi hanno detto già che sicuramente starò a casa – racconta Jessica Basso, operatore socio sanitario all'ospedale Galliera di Genova – e lo trovo molto sbagliato. Sono arrabbiata e delusa, noi sapevamo benissimo che eravamo stati assunti con un contratto per la pandemia, ma essere lasciati a casa così no. Ci hanno chiamato angeli della vita, ci siamo messi in pericolo per combattere il Covid, ma adesso ci lasciano a casa. Io ho famiglia, ho figli, sono vedova, non prendo la pensione, ho bisogno di lavorare".
La delusione che serpeggia tra gli operatori socio sanitari e gli infermieri precari dell'ospedale Galliera di Genova si percepisce con chiarezza. Il cielo sul capoluogo ligure è sereno, la temperatura primaverile, ma gli animi sono cupi e arrabbiati, anche tra chi non è precario e non teme di perdere il posto di lavoro, perché i reparti dell'ospedale sono appena coperti dal personale assunto in via straordinaria per l'emergenza Coronavirus e chi resta sa che senza 57 operatori (solo al Galliera) lavorare sarà più complicato e difficile per tutti.
"Ho una famiglia e una bambina piccola – racconta Ghian Vescovi – sono entrato con un contratto Covid a fine dicembre del 2020 a tempo determinato, ho un contratto che scade al 31 marzo 2022 e ad oggi nessuno ci ha detto nulla. Siamo precari a tutti gli effetti e risultiamo parte di una struttura che comunque senza di noi farà difficoltà".
Ghian ragiona con amarezza sul trattamento che gli è stato riservato: "È chiaro che il mercato del lavoro è così in generale, non mi aspettavo certo grandi feste, ma nemmeno di essere abbandonato senza neanche una parola". "Sono state promesse molte cose a queste persone – spiega Andrea Cancellerini, OSS e sindacalista – ma ad oggi nessuno ha detto loro nulla, non c'è trasparenza e questo è molto grave".
"Io come altri colleghi – spiega Michele Lastrico, OSS con un contratto a progetto – abbiamo affrontato la pandemia, siamo stati assunti nel momento più critico e vogliamo la sicurezza di poter continuare a lavorare. Non chiediamo nemmeno un contratto a tempo indeterminato, ma almeno la sicurezza di poter continuare a fare il nostro lavoro".
"Interrompere un lavoro di questo tipo con persone che hanno competenza – ragiona Andrea Manfredi, sindacalista della segreteria regionale CISL FP Liguria – con questo know-how e abilità specifiche, senza che siamo sicuri che effettivamente l'emergenza sia già finita, col rischio di doverli richiamare a ottobre è una cosa molto grave".
Già, la pandemia in Italia verrà dichiarata conclusa con un atto burocratico, il 31 marzo del 2021, ma nessuno è sicuro che le cose non possano peggiorare nuovamente il prossimo ottobre, quando tornerà la lunga stagione fredda. Farsi trovare impreparati sarebbe un grave errore, imperdonabile.