Alla fine è successo. Doveva succedere. Sia chiaro: non perché il Movimento 5 Stelle sia dedito alle malefatte più degli altri o per genetica. Semplicemente perché succede: quando si governa all'interno di ogni partito c'è qualcuno che incappa in qualche azione giudiziaria avendo a che fare con il potere, con i soldi e con persone che attraverso il potere cercano un arricchimento personale più o meno legittimo. Sia chiaro: per me Marcello De Vito è innocente fino al terzo grado di giudizio e se è finito nel calderone dei condannati dal web deve ringraziare per primi i suoi compagni di viaggio che hanno usato gli indagati (degli altri) così come l'alleato Salvini usa gli immigrati, per scaldare gli animi e mietere voti, senza fendersi conto che sollevare l'indignazione su una presunta superiorità (morale da una parte e di razza dall'altra). È un giochetto infimo e che prima o poi ti torna indietro come un boomerang. Non c'è scampo.
E infatti eccolo qua, Marcello De Vito espulso direttamente dal capo senza nemmeno passare dai probiviri, lì dove uno vale uno ma Di Maio vale più degli altri. Oltre che essere capo politico e ministro e vicepremier, evidentemente è diventato nel frattempo anche esperto di giustizia, così competente da riconoscere la colpevolezza senza nemmeno passare dai tre gradi di giudizio. Espulso, poi al massimo lo reintegriamo, dicono quelli del Movimento 5 Stelle, facendo finta di non sapere che una reazione del genere, tutti presi dalla fregola di sembrare diversi e così convinti di poter usare il prerequisito valido per tutti, l'onestà, come elemento distintivo, come se davvero fossero in grado di intercettare un'umanità superiore rispetto agli altri partiti. E invece semplicemente non governavano e ora governano. Anzi, a ben vedere, proprio oggi si preparano a salvare il proprio alleato più importante accusato di un reato ben più grave e disumano. È la giustizia a 5 Stelle, a corrente alternata, sempre pronta a prendere la decisione che funzioni di più per i suoi elettori senza mai pensare a quale sarebbe invece la soluzione migliore per il Paese. Hanno arrestato uno dei nostri? Bene, facciamo vedere che siamo diversi, espelliamolo. Ma non importa che proprio in Parlamento siedano uomini che lo stesso Di Maio ci aveva promesso di non farci più vedere (sono quelli di Rimborsopoli, se ricordate) e invece sono lì, pacifici, come se nulla fosse.
Il rapporto confuso tra Movimento e la Giustizia, è un problema che non si può risolvere con la decisione del capo politico di turno (tra l'altro, vale sempre la pena ricordarlo, non eletto da nessuno) ma quando, con serietà e calma, si deciderà di abbassare i toni (fare l'opposizione mentre si sta al governo è roba ridicola se non addirittura patetica) allora conviene decidere una linea chiara, leggibile e soprattutto che passi da meccanismi che siano uguali per tutti. Non volete aspettare la Giustizia? Bene, allora fate in modo che il Movimento 5 Stelle sia uguale per tutti. Come professate da tempo. Perché se per caso De Vito uscisse pulito dal processo chi lo risarcirebbe? E come?