Licenziate con un fax, il web si mobilita per boicottare Omsa
Difficile non pensare a A Christmas Carol, il celebre racconto di Charles Dickens in cui fantastici spettri notturni e buoni propositi del mattino si fondono e danno vita alla magia del Natale; difficile non ricordarlo con cupa tristezza, riflettendo amaramente sul destino di 239 operaie che il 27 dicembre hanno ricevuto la comunicazione del loro licenziamento, notizia che già da mesi era nell'aria ma che, fino all'ultimo, nessuno sperava di ricevere. Non in questo modo, forse, che offende ancora di più non solo la categoria dei lavoratori ma l'Italia intera: un fax è stato inviato alle sedi delle organizzazioni sindacali di categoria territoriali. Fine della questione, senza buoni propositi, neanche ipocriti.
A pochi giorni dal capodanno, le ultime e deboli speranze delle operaie della Omsa sono state così stroncate del tutto con l'annuncio che il 14 marzo del 2012 terminerà la cassa integrazione straordinaria e per le 239 lavoratrici dello stabilimento di Faenza, di cui attualmente solo 30 lavorano ancora per appena quattro ore al giorno, si apriranno definitivamente le porte della disoccupazione. Le ragioni che hanno portato la società di Nerino Grassi a chiudere i battenti, decisione che verrà comunicata formalmente con una raccomandata prossimamente, sono quelle che ormai tutti si sono abituati a conoscere; delocalizzazione in Serbia, dove i costi di produzione sono più bassi.
Pochi giorni prima c'era forse stata ragione di continuare a coltivare un barlume di ottimismo, quando i rappresentanti della parti sociali avevano incontrato il Sindaco di Faenza, Giovanni Malpezzi, il rappresentante del Ministero Gianpiero Castano, per la Golden Lady Federico Destro e l'ingegner Marco Sogaro della Wollo S.r.l. di Torino incaricato di trovare investitori interessati all'acquisto dello stabilimento di Faenza: ma proprio quest'ultimo aveva comunicato che, in sostanza, le congiunture economiche attuali non consentivano la riconversione del sito. E quindi, tutti a casa o tutti in Serbia.
Alla notizia è scattata immediatamente la mobilitazione in tutto il paese: manifestazioni ed eventi di solidarietà sono annunciati per i prossimi giorni. Da twitter il messaggio di Antonio Di Pietro che esorta a boicottare i prodotti Omsa, invito che parte anche da numerose pagine dei social network che contano già migliaia di fan: non acquistare articoli a marchio Omsa , Golden Lady, Sisi, Filodoro, Philippe Matignon, Hue, NY Legs, Saltallegro, Serenella, Arwa. La notizia corre su tutti i canali, mentre cresce l'indignazione per la sorte di 239 persone licenziate con un fax due giorni dopo il Natale.