Liberi i sindacalisti Si Cobas e Usb, cade l’accusa di associazione per delinquere
Scarcerati i sindacalisti Si Cobas e Usb arrestati nel luglio scorso a Piacenza su ordine dell'autorità giudiziaria per una serie di reati tra cui la pesante accusa di associazione a delinquere per gli scioperi e i picchetti nel settore della logistica.
Ad annunciarlo è lo stesso sindacato. "Arrivata poco fa la notizia! Aldo, Bruno, Carlo e Arafat hanno ‘solo' l’obbligo di firma! Toccano uno, toccano tutt*. Avanti così finché non saranno liberi del tutto", si legge sulla pagina Facebook del sindacato Si Cobas. "Crolla il teorema della Procura di Piacenza", commenta Usb in una nota i cui il sindacato "esprime soddisfazione per l'esito favorevole del riesame ma mantiene inalterato il giudizio sul gravissimo operato della Procura di Piacenza e mantiene alta la mobilitazione per fermare questo attacco gravissimo al sindacalismo conflittuale e di classe".
Il Tribunale del Riesame di Bologna, a cui si erano rivolti i legali degli arrestati, infatti ha fatto decadere l'accusa di associazione per delinquere annullando l'ordinanza del Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Piacenza e revocando dunque la misura degli arresti domiciliari.
Per i sei indagati, i sindacalisti si Si Cobas Aldo Milani, Ali Mohamed Arafat, Carlo Pallavicini, Bruno Scagnelli , e i sindacalisti di Usb Issa Mohamed Abed e Roberto Montanari, resta la misura cautelare dell'obbligo di firma relativa agli altri reati contestati che sono violenza privata, interruzione di pubblico servizio e manifestazione non autorizzata.
Gli indagati son pronti a ricorrere ulteriormente per vedere eliminati anche i rimanenti provvedimenti restrittivi nei loro confronti. Anche la procura di Piacenza però ora potrebbe ricorrere in Cassazione.
Nell'ambito della stessa indagine, in precedenza, erano state revocate le misure cautelari nei confronti di altri due sindacalisti dell’Usb – Fisal Elderdah e Riadh Zaghdane – che erano stati sottoposti rispettivamente all’obbligo di firma e al divieto di dimora a Piacenza.