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Libano, l’importanza dei caschi blu Onu e cosa comporterebbe un ritiro: l’analisi dell’ammiraglio Di Paola

L’analisi dell’ammiraglio Giampaolo Di Paola sulla situazione del contingente Unifil in Libano e le conseguenze di un allontanamento dei caschi blu Onu dopo gli scontri tra Israele ed Hezbollah: “Stare notte e giorno nei bunker è frustrante ma si resiste, non ci sono le condizioni per cambiare regole di ingaggio alle Nazioni Unite”.
Intervista a Giampaolo Di Paola
Ammiraglio della Marina militare italiana, già Capo di stato maggiore della difesa ed ex Ministro della difesa.
A cura di Antonio Palma
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La guerra in Libano e l'attacco di Israele ad Hezbollah hanno messo di nuovo a dura prova i caschi blu Unifil che sorvegliano la zona di confine su mandato Onu. Negli ultimi giorni, a seguito di scontri armati tra le due parti, i militari del contingente delle Nazioni unite, tra cui anche italiani, sono stati bersagliati da colpi di arma da fuoco e si sono registrati anche alcuni feriti. Israele ha chiesto il loro allontanamento ma la risposta è stata negativa.

Dell'importanza del contingente Onu in Libano e delle conseguenze di un allontanamento Fanpage.it ne ha parlato con l'ammiraglio Giampaolo Di Paola, già Capo di stato maggiore della difesa ed ex Ministro della difesa.

Ammiraglio, dopo i colpi di arma da fuoco contro le truppe Onu e vari incidenti e danni alle basi Unifil, Israele ha chiesto ai caschi blu di ritirarsi verso il nord del Libano. Cosa potrebbe succedere con un loro eventuale allontanamento?

Il caso di ritiro dei caschi blu dalla zona tra la linea blu e il fiume Litani significherebbe non poter più svolgere nessun compito utile di quelli affidati loro dalla risoluzione 1701 dell'Onu. È anche vero che già adesso, con le operazioni di terra di Israele, di fatto questi compiti sono molto limitati. Tuttavia una presenza di Unifil rappresenta comunque un elemento di protezione della popolazione civile e qualora si allontanassero non ci sarebbe più neanche questo. Netanyahu del resto lo ha detto chiaramente e ha chiesto all'Onu di ritirate Unifil per avere libertà di azione nel Libano del Sud. Io credo che in questo momento le Nazioni Unite vogliano tener duro e sia legittima la loro posizione perché la risoluzione è stata approvata dal Consiglio di sicurezza e accettata sia da Israele e Libano. Le richieste unilaterali da parte di un solo Paese non sono onestamente legittime né accettabili ma poi è chiaro che le Nazioni Unite faranno le loro valutazione e nell'ambito di queste anche i Paesi  che partecipano alla missione.

Ammiraglio Gianpaolo Di Paola
Ammiraglio Gianpaolo Di Paola

L'Unifil dunque rimane importante nonostante le critiche israeliane e l'impossibilità di muoversi?

Più che altro rappresentano un elemento di sostegno alle forze armate regolari libanesi, che hanno un capacità limitata, e anche di sostegno alla popolazione civile. Fino a quando questo avverrà dipende da quanto le operazioni si intensificheranno e quanto gli scontri con Hezbollah aumenteranno. È chiaro che se si arriva a livelli estremi di intensità del conflitto l'Onu dovrà fare le sue valutazioni ma attualmente è una situazione gestibile. L'Onu ha il diritto di dire "Israele non mi puoi dire vai via perché c'è una risoluzione ancora in vigore".

Israele accusa i caschi blu di non aver vigilato sui movimenti di Hezbollah che ha creato tunnel fin sotto le basi Unifil.

In realtà non è un scoperta di oggi. In teoria la risoluzione Onu del 2006 diceva che sul territorio dovevano esserci solo le forze regolari libanesi e le forze dell'Onu e le forze libanesi erano quelle che dovevano impedire che ci fossero armi e altri combattenti. L'esercito regolare libanese, tenuto conto della situazione politica del Libano in cui nel governo ci sono anche le forze di Hezbollah, non riesce a farlo. Siccome la risolutore non dava all'Onu il compito diretto di disarmare i combattenti, è chiaro che quel compito non si può svolgere e la critica di Israele è abbastanza facile. È una situazione che purtroppo esiste dal 2006.

Quindi le regole di ingaggio per i caschi blu sono inadeguate come sostengono in tanti?

Uno cambia le regole di ingaggio se vuole cambiare il profilo della missione. Oggi la missione Unifil ha un profilo di peacekeeping e di presenza, cambiare le regole di ingaggio significa darle un profilo molto più coercitivo. A questo punto bisogna vedere però se ci sono le condizioni e cioè se il tipo di forze e di mezzi che ci sono oggi sarebbero idonei a farlo. Significherebbe andare a combattere Hezbollah e gli israeliani e mi sembra improbabile. Inoltre chi è che poi modificherebbe la risoluzione in questo contesto? Nessuno. Credo che non ci siano affatto le condizioni alle Nazioni Unite.

Quali sono i rischi attuali per i caschi blu Onu e per i nostri militari?

I rischi ci sono sempre perché sei sulla linea del fuoco, i colpi vengono sparati e i proiettili non sempre sai dove vanno, ma non credo che siano eccessivi nel senso che gli israeliani non mirano ad attaccare direttamente e a creare morti tra le forze Onu. Rimane il fatto che combattono in quella zona e sono entrati in alcune basi e qualche incidente può sempre succedere. Non credo ci sia intenzionalità da parte israeliana di offendere le forze Onu ma di esercitare pressioni perché si spostino. Una situazione difficile con dei rischi ma ancora gestibile.

Il nostro Capo di stato maggiore della Difesa ha parlato di situazione frustrante per i nostri militari in Libano

Certo, visto che ci son combattimenti in corso e che non puoi combattere e devi stare notte e giorno nei bunker con la tua libertà di azione limitata è frustrante. Passare cinque o sei ore in un bunker per ore in quelle condizioni con le protezioni non è esaltante. Nonostante le limitazioni e la frustrazione, però, la valutazione è che è meglio esserci che non esserci.

La soluzione attuale quindi è starsene chiusi nei bunker in attesa di una soluzione politica?

La soluzione attuale è tener duro e aspettare che cambi la situazione sul terreno. O che gli israeliani riescono a fare quello che dicono di voler fare e che si ritirino. È chiaro che fin quando non cessano i combattimenti è difficile ma un accordo politico tra Hezbollah e Israele lo vedo difficile così come è difficile che il governo libanese possa garantire il ritiro di Hezbollah, questa è la realtà. In questo momento si tiene duro in attesa di qualche sviluppo o politico o militare con l'una o l'altra parte che vince e si ritira. Se le cose peggiorano, l'Onu una valutazione dovrà farla, tutto dipende da come evolve la situazione sul terreno. C'è uno scontro in atto e in funzione di quello che avverrà in questo scontro ci sarà l'evoluzione della presenza delle Nazioni Unite che al momento non ha la capacità di imporre con la forza il cessate il fuoco e la pace.

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