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Covid 19

Li Wenliang: il medico eroe morto in solitudine

Ci sono vite che sono copioni già scritti per diventare un film, con dentro tutta l’epica che sembra uscita dalla penna di abili sceneggiatori. Ieri alle 19.58 ora italiana è morto Li Wenliang, il primo medico a dare notizia dell’epidemia del nuovo Coronavirus sviluppatosi nella città cinese di Wuhan.
A cura di Giulio Cavalli
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Ci sono vite che sono copioni già scritti per diventare un film, con dentro tutta l'epica che sembra uscita dalla penna di abili sceneggiatori. Ieri alle 19.58 ora italiana è morto Li Wenliang, il primo medico a dare notizia dell'epidemia del nuovo Coronavirus sviluppatosi nella città cinese di Wuhan.

Li era oculista in uno degli ospedali della città di Wuhan e il 30 dicembre avvisò alcuni studenti della scuola di medicina di prestare attenzione al nuovo virus che si stava diffondendo avvisandoli che alcune persone erano già state messe in quarantena. Nella chat di gruppo qualcuno chiese se si trattasse di un'epidemia simile alla SARS.

Quel messaggio uscì dal gruppo ristretto e cominciò a rimbalzare sui social di tutta la Cina. Fu un bel guaio per Li: venne interrogato dalla Polizia e addirittura accusato di procurato allarme per avere diffuso notizie false e allarmato la popolazione. La notte del 31 dicembre alcuni funzionari sanitari di Wuhan convocarono Li e gli chiesero perché avesse condiviso l’informazione. Tre giorni dopo la polizia lo obbligò a firmare una dichiarazione in cui ammetteva di essersi comportato in modo «illegale». Come troppo spesso accade Li diventò il dito nell'occhio del ciclone mentre nessuno guardò la luna. E probabilmente quel ritardo è stato fatale a molte persone.

Sicuramente è stato fatale per lui. Sì, perché Li Wenliang è morto di Coronavirus e probabilmente è morto per quell'ossessione delle dittature di volere controllare la conoscenza e l'informazione prima ancora dell'eventuale motivo d'allarme. La celerità con cui la Cina ha riconosciuto colpevole Li cozza contro il ritardo con cui hanno preso coscienza del virus e, soprattutto, l'hanno comunicato al resto del mondo.

Li il 10 gennaio era tornato al lavoro, aveva curato per un glaucoma una donna infettata dal virus e si era ammalato di ciò di cui aveva messo in guardia. Solo 10 giorni dopo il governo cinese ha riconosciuto il virus comunicandolo al mondo. Li intanto ha cominciato ad aggravarsi ed è morto. Come una sfortunata Cassandra Li Wenliang ha visto ciò che accadeva prima che gli altri aprissero gli occhi. Ed è morto con la solitudine degli eroi che arrivano per primi. Si muore anche per la mancanza di libertà

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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