“L’ho uccisa io”: il marito di Rosina Carsetti, morta la sera della vigilia di Natale, confessa in aula
Svolta nel caso relativo alla morte di Rosina Carsetti, la 78enne strangolata la sera della vigilia di Natale 2020 nella sua casa di Montecassiano, in provincia di Macerata. Oggi, nel corso della penultima udienza del processo d'appello, il marito della donna, l’82enne Enrico Orazi, ha confessato in aula di aver ucciso la moglie al culmine dell'ennesima lite.
In primo grado l'anziano era stato assolto dall'accusa di omicidio, oltre che dal reato di maltrattamenti, assieme alla figlia Arianna, mentre il nipote Enea Simonetti era stato condannato all'ergastolo. Orazi ha letto un testo con il quale raccontava quanto successo la sera della vigilia di Natale di quattro anni fa. "Quel 24 dicembre – ha detto – ho sorpreso mia moglie a fumare, nonostante le avessi chiesto più volte di smettere. Mi ha risposto male, non ci ho visto più, non so cosa mi è preso: l'ho afferrata per il collo e lei è svenuta. Non ha fatto resistenza". Dopodiché sarebbe partita la messinscena della finta rapina, per il timore che venisse incolpato Enea.
E poi ancora: "Mi chiedeva solo i soldi, mi chiamava mentre ero ricoverato per dirmi che Arianna non era passata a darle i soldi, invece c'era stata. L'ho sorpresa più volte a rubare nel mio portafogli tanto che poi dormivo con il portafogli sotto al cuscino. Mi ha minacciato più volte con un coltello", ha aggiunto.
Tuttavia, la confessione del marito di Rosina è ritenuta dalla Procura generale tardiva e non coerente rispetto alla ricostruzione fatta dagli inquirenti e sostenuta durante il giudizio, anche perché le fratture e le lesioni sul corpo di Rosina in passato non erano state ritenute compatibili con l’azione di un uomo anziano e dalla corporatura esile. Secondo l'autopsia, infatti, la donna aveva ben 14 costole rotte. Nello specifico, l'esame avrebbe riscontrato fratture sulle costole e a una clavicola che hanno permesso di concludere che l’anziana è stata schiacciata ed è morta per asfissia.
In aula presenti, tra gli altri, gli imputati e il procuratore generale di Ancona Roberto Rossi, che formulato la richiesta di condanna, una all'ergastolo e una ad una pena ritenuta di giustizia, nei confronti di Enea Simonetti, 24 anni, nipote della vittima, condannato all'ergastolo in primo grado, e di sua madre Arianna Orazi, 52 anni, figlia di Rosina, assolta in precedenza da questa accusa.
Il Procuratore generale ha sollecitato poi la condanna dei tre imputati – è a giudizio infatti anche il marito della vittima Enrico Orazi, 82 anni – per l'addebito di maltrattamenti in famiglia e simulazione di reato per aver finto che ci fosse stata una rapina in casa culminata con un'aggressione. La sentenza è prevista per il prossimo 10 luglio.