L’estate dei rincari: come e perché gli aumenti dei prezzi hanno modificato le vacanze degli italiani
L’estate sta finendo. Ma la stagione più calda vive una raffica di rincari. Le ferie non danno sollievo ai portafogli degli italiani. Anzi, partire in viaggio tra giugno e settembre è sempre più un lusso. Soprattutto passarle in Italia. Affittare un ombrellone e due lettini in Salento costa fino a 90 euro. Addirittura 120 euro in alcune zone della Sardegna in alta stagione.
Per dirne un'altra: una famiglia con due figli che si procura un biglietto andata e ritorno in traghetto da Genova a Porto Torres dev’essere pronta a sborsare cifre sopra i 1.200 euro. Oltre un migliaio per farsi Livorno-Olbia e quasi 700 euro per Napoli-Palermo. A tirare le somme con Fanpage.it è il presidente di Assoutenti, Gabriele Melluso.
Come sono andati i prezzi nei mesi estivi del 2024?
“A fronte di un tasso di inflazione medio di poco superiore all’1% nei mesi estivi, alcuni comparti hanno fatto registrare sensibili rincari dei listini. Il settore che ha registrato i maggiori picchi nei rialzi è proprio quello turistico: dagli alloggi ai trasporti, passando per stabilimenti balneari, piscine, pacchetti vacanza e altri servizi”.
Che tipo di vacanze hanno vissuto gli italiani?
“Gli aumenti dei prezzi hanno profondamente modificato le abitudini degli italiani. Le vacanze si sono fatte più brevi e sono state ‘spezzettate’: addio, quindi, alla villeggiatura unica ad agosto lunga 14 o 15 giorni che teneva banco in passato, per fare posto a più viaggi brevi da 3 notti, al mare come nelle capitali europee, nei mesi di giugno, luglio e settembre. In sostanza gli italiani, per far fronte ai rincari e rientrare nei budget di spesa, hanno stravolto il concetto di vacanza”.
Come mai questi rincari?
“Il motivo principale è riconducibile alla ripresa del turismo in Italia. La forte crescita delle presenze di stranieri sul nostro territorio e la maggiore propensione degli italiani ai viaggi dopo lo stop imposto dal Covid-19 (e le relative difficoltà economiche), hanno fatto aumentare la domanda turistica nel nostro Paese, con conseguenze dirette sul fronte dei listini, essendo il nostro un mercato libero”.
Qualcuno se ne approfitta?
“Non si tratta di pochi speculatori che hanno alzato i prezzi per approfittare dei turisti, ma di un trend nazionale diffuso certificato anche dall’Istat (Istituto nazionale di statistica) attraverso gli ultimi dati sull’inflazione. Non a caso, in Italia si parla sempre più spesso in Italia del fenomeno ‘overtourism’, ossia il sovraffollamento delle città d'arte e delle località turistiche da parte di visitatori stranieri, che di fatto ‘dopano’ il mercato portando ad una impennata dei listini di cui fanno le spese anche i cittadini italiani”.
Quali voci di spesa sono aumentate di più?
“Solo ad agosto i pacchetti vacanza hanno registrato un rincaro record del 37,4% su base annua, i listini di villaggi vacanza e campeggi sono cresciuti del 12,9%. Gli hotel sono rincarati del 4,2%, gli alloggi in altre strutture come b&b e case vacanza del 7,2% e i treni del 6,1%. Da osservare anche stabilimenti balneari, piscine e servizi ricreativi, saliti di oltre il 13%”.
Più economico muoversi con mezzi privati o con quelli pubblici?
“Dipende dalla tipologia di mezzo. Ad esempio, ad agosto i prezzi dei biglietti aerei nazionali sono diminuiti del 5,2% rispetto a un anno fa, i voli internazionali sono scesi del 9,6%. Al contrario, i treni sono rincarati del 9,3% a giugno, dell’8,1% a luglio e del 6,1% ad agosto. La benzina è calata ad agosto del 5,3% rispetto allo stesso periodo del 2023, il gasolio del 5,8%”.
Ma così non c’è il rischio di tagliare fuori le fasce economicamente più fragili?
“I dati dimostrano che è cresciuta la fetta di popolazione che rinuncia del tutto alle vacanze nel periodo luglio-settembre. Nel 2019, in era pre-Covid, il 39% degli italiani era rimasta a casa in estate, percentuale salita al 45% nel 2024. Più di un cittadino su due (il 55%) decide di non partire. Le motivazioni sono riconducibili al caro prezzi generalizzato ma soprattutto al potere di acquisto delle famiglie fermo al palo dal 1990”.