L’epidemiologa Salmaso: “Variante inglese e bambini, più test agli studenti prima che sia tardi”
"Non ci sono studi italiani che confermino che la variante inglese del Covid colpisca di più i bambini. Tuttavia, è stato osservato come, laddove siano stati registrati focolai collegati a questo tipo di mutazione, molti casi sono stati individuati tra i bimbi delle scuole materne ed elementari, quindi più o meno fino ai 10 anni d'età, meno colpiti finora nel corso della pandemia". Stefania Salmaso, epidemiologa delle malattie infettive che ha diretto a lungo il Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della Salute dell'Istituto superiore di sanità (Iss), ha commentato così a Fanpage.it i dati dell'ultimo monitoraggio effettuato dall'Associazione Italiana Epidemiologia (EIA) sull’andamento dell’incidenza di Covid-19 per classi di età nelle regioni Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana, Emilia-Romagna, Marche, Umbria, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia.
Dai dati in questione è emersa una "tendenza di aumento dell’incidenza nei bambini 0-5 e 6-10 anni, particolarmente evidente in alcune regioni", tra cui soprattutto l'Umbria, che "presenta il tasso di incidenza totale più elevato, attribuibile alle classi più giovani della popolazione, in particolar modo nelle classi 6 – 10 e 11 – 13 anni, accompagnata da cluster ospedalieri e tutta concentrata sulla provincia di Perugia". Proprio qui, e in sei comuni del Ternano, da domenica è in vigore la zona rossa per arrestare la trasmissione del contagio da Coronavirus dovuto alla circolazione di ben due varianti, quella inglese per l'appunto, legata e diffusa nell'ambiente scolastico, e quella brasiliana, legata e diffusa invece nell'ambiente ospedaliero.
"Non possiamo dire che ci sia un collegamento tra variante inglese e abbassamento dell'età dei contagiati, non ne abbiamo prova, ma si tratta di una osservazione particolare perché è una fascia d'età, in particolare quella dai 0 ai 5 anni, quindi stiamo parlando dei bambini delle scuole materne che non portano neanche la mascherina, rispetto alla quale i dati di incidenza sono rimasti stabili finora nel corso dell'emergenza sanitaria. È una interpretazione difficile. Sappiamo però che in Gran Bretagna e in Israele focolai nelle scuole sono stati osservati e causati anche dalle varianti", ha continuato Salmaso, che ha poi sottolineato come la "situazione sia preoccupante in vista del 15 febbraio, quando cioè scade lo stop agli spostamenti tra Regioni. Bisogna individuare e localizzare gli eventuali focolai e prendere provvedimenti, come è stato già fatto con le mini zone rosse che sono state adottate in alcuni comuni e province dell'Italia centrale. Non credo sia una buona idea la paralisi completa degli spostamenti ma è importante avere degli strumenti di controllo per intervenire laddove le cose succedono. Va fatta inoltre sorveglianza all'interno delle scuole che sia continua. Non si può solo aspettare che si verifichino i casi. I ragazzi andrebbero testati a rotazione, con schemi che sono già stati messi a punto. Non serve monitorare tutti frequentemente, ma monitorare a scaglioni gruppi di studenti in modo che se il virus circola in uno istituto viene subito identificato".